1° OTTOBRE

Insediamento Capitani Reggenti: l'indirizzo di saluto del Nunzio Apostolico

Insediamento Capitani Reggenti: l'indirizzo di saluto del Nunzio Apostolico.

Serenissimi Capitani Reggenti,

Signora Francesca Civerchia e Signor Dalibor Riccardi,

Onorevoli Ministri di Governo,

Signore e Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico e Consolare,

Distinte Autorità civili, militari e accademiche,

Signore e Signori,

ancora una volta si perpetua con l’investitura dei Capitani Reggenti il rito, nel quale sono affermate le antiche libertà della Serenissima Repubblica di San Marino, della sua comunità nobile, fedele alla sua peculiare identità e al legame con le radici dalle quali essa è nata, si è affermata sul palcoscenico della Storia e continua a fiorire. Ancora una volta, abbiamo detto: ma per me è la prima che in qualità di Nunzio Apostolico e Decano del Corpo Diplomatico ho l’onore di presenziare e di prendere la parola di fronte a voi, Eccellenze, e a questo nobile uditorio. Ed emoziona il poter testimoniare la celebrazione giustamente orgogliosa di una libertà che rimane per tutti i membri della comunità internazionale un diritto inalienabile e non disponibile, ma, come possiamo ahimè vedere, anche un tesoro assai fragile.

Fragile perché anche oggi, nonostante le amare lezioni della storia, le armi non riescono a tacere e il diritto della forza si vuole imporre sulla forza del diritto. Ma fragile anche per la complessità di questo nostro mondo. E in effetti nel campo politico e securitario, nelle transazioni finanziarie, commerciali e della condivisione delle tecnologie così come nella piazza virtuale che i moderni mezzi di comunicazione creano, diversi sono gli elementi che 2 concorrono a determinare sempre di più gli spazi della libera azione delle comunità politiche.

Una situazione questa che crea disaffezione e stanchezza nei popoli e alimenta il cinismo che capita di percepire in tante società civili e politiche. Allo stesso modo, si sfumano, nel mondo delle comunicazioni e delle migrazioni di massa, i profili culturali delle diverse comunità; dagli incontri di uomini e tradizioni, nuovi nascono sviluppi e ricchezze, laddove dialogo e rispetto accompagnano il confronto; ma nuove e numerose sorgono le complicazioni per la convivenza degli uomini, delle loro comunità sociali e religiose, dei valori che essi hanno ricevuto dalla storia e intendono trasmettere ai propri figli.

Sono grandi opportunità che si aprono di fronte a noi, grandi sfide che ci attendono trovandoci per molti motivi su di un terreno per larga parte ancora non conosciuto. A fronte delle perplessità che ciò può generare, dobbiamo confidare, attingendo alla tradizione grande e alle radici antiche che nutrono la vita di questa Serenissima Repubblica, in quelle parole che assicurano la beatitudine agli operatori di pace.

Eccellenze, Signore e Signori,

Nessun orizzonte di pace potrà essere individuato, se il nostro sguardo non sarà illuminato dalla consapevolezza dell’infinita dignità di ogni essere umano, sulla quale si basa il riconoscimento della solidarietà, della fratellanza e dell’amicizia che deve presiedere al rapporto tra tutti gli uomini e tutte le donne e assicurare loro il rispetto della loro dignità personale, della loro storia e delle rispettive culture.

Nessun orizzonte di pace potrà essere raggiunto se non in politiche che mettano in sinergia le diverse comunità, dalle famiglie alle comunità locali, dalle attività dell’economia all’accademia, fino alle strutture statali nazionali, e alla comunità internazionale nella consapevolezza del comune e solidale destino 3 che unisce tutta l’umanità e che mai come in questo momento storico si rende chiaro alla nostra coscienza.

Ed è verso una pace vera che, membri responsabili della comunità internazionale, siamo chiamati a operare nel concerto delle nazioni: sia nei diversi Istituzioni multilaterali, sia nelle concrete scelte politiche, sociali, economiche e culturali per le quali gli Stati sono chiamati a essere responsabili.

È, pertanto, con grande gioia e speranza, che esprimo alle loro Serenissime Eccellenze, le mie felicitazioni per essere stati chiamati a tanta responsabilità e i miei più fervidi voti per un mandato ricco di opere di pace, per il bene comune del caro popolo di questa Serenissima Repubblica, e per un futuro di serena concordia dell’intera comunità mondiale.

Grazie.

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