L'Aula approva all'unanimità un odg "che fa chiarezza"
Giovedì si riapre il tavolo istituzionale con la condizione delle dimissioni. Ciacci ( Civico10) annuncia gesti coraggiosi. "La vera chiarezza - dice Giorgetti (RF) - non la fa l'odg, ma la farà quel tavolo"
Il Governo è alle battute finali. Ci si arriva dopo una giornata di annunci e confronti serrati. Dopo un Direttivo acceso, Giuseppe Morganti presenta all'Aula la proposta del suo partito, un ordine del giorno in cui si subordina il decreto di scioglimento del Consiglio all'approvazione d'urgenza, entro il 14 ottobre, del bilancio di previsione e del progetto NPL. SSD si scontra ma non si spacca. Condivide il percorso intrapreso, chiede l'immediata riapertura del tavolo istituzionale ma non vuole mettere in difficoltà la Reggenza. Si affacciano, dunque, nuovi scenari. L'ordine del giorno viene definito dall'opposizione “inaccettabile”. “Chi crede veramente a quel tavolo deve dimettersi”, tuona Alessandro Mancini. “Vogliamo sederci tutti alla pari”, dice Roberto Ciavatta mentre Pasquale Valentini invoca chiarezza istituzionale, “la proposta di SSD – fa notare Tony Margiotta- va in direzione opposta”. Iro Belluzzi paragona la maggioranza ad un bambino, “deve imparare – dice - anche a cadere”. Il nodo rimane un bilancio di previsione “che va fatto”, afferma Federico Pedini Amati. Il problema è se farlo a Consiglio sciolto. “Abbiamo avviato un percorso di crisi di governo” – chiarisce Matteo Ciacci, che individua come priorità la riapertura del tavolo istituzionale. “Le date – afferma - ci interessano fino ad un certo punto”. L'iter elettorale – chiarisce - "andrà concordato fra le forze politiche".
“Sulle dimissioni noi ci siamo”, assicura Marica Montemaggi, "ma dobbiamo garantire passaggi corretti". Roberto Giorgetti tiene il punto: folle pensare ad un bilancio di previsione in campagna elettorale. “Il tavolo istituzionale serve a creare le premesse per costruire la futura maggioranza”. Il Consiglio viene sospeso e inizia il confronto a microfoni chiusi.
La minoranza non molla, vuole le dimissioni. “E' la crisi più ridicola della storia di questo paese”, commentava poco prima Ciavatta. Dopo quattro ore si trova la quadra. L'Aula sottoscrive un ordine del giorno per la riattivazione del tavolo istituzionale, “creando – si legge - le condizioni affinché tutte le forze politiche possano parteciparvi”. Le dimissioni, insomma, sono implicite. Si richiede poi alla Reggenza di inserire nel Decreto di scioglimento del Consiglio, oltre alla data dei comizi elettorali entro l'anno, la convocazione straordinaria per l'approvazione del bilancio previsionale.
La soddisfazione è bipartisan per l'aver evitato all'unanimità l'esercizio provvisorio, facendo chiarezza sui passaggi istituzionali da qui alle elezioni. Il tavolo istituzionale dovrebbe riunirsi giovedì e Matteo Ciacci annuncia nelle prossime ore gesti coraggiosi. Repubblica Futura, seppur scettica, ingoia il rospo in nome della responsabilità. “La vera chiarezza – dice Roberto Giorgetti - si farà al tavolo, quando le forze politiche dovranno assumersi gli impegni sottoscritti nell'odg. Solo allora si capirà se è un impegno serio o una sceneggiata”.