Legge editoria: Rete, Bene Comune allergico alla libertà d’informazione
Commissione senza apportare alcuna modifica e, anzi, confermando la propria volontà di legittimare l’ingerenza della
politica anche nell’attività giornalistica. Infatti, l’art. 7 sottopone il diritto di cronaca – che deve rispondere alle regole di un codice deontologico – alla discrezionalità di un’Autorità Garante per l’Informazione formata in larga parte da nomine di tipo politico. In questo modo è la politica a sentenziare riguardo all’approvazione dello stesso codice deontologico, nonché riguardo all’applicazione delle sanzioni e riguardo alle verifiche sui requisiti per poter accedere all’esame abilitativo. Praticamente il governo legittima un’abitudine molto poco democratica dei politici nostrani, ovvero quella di ammutolire le voci ritenute “scomode” con pressioni da parte politica. Questa mania di sottoporre tutto a un controllo politico, minando l’autonomia e quindi anche il senso di responsabilità delle istituzioni, sembra ormai un leitmotiv di questo governo Bene Comune (DC-AP-NS-PSD) che proprio sembra non voler capire che ci sono ambiti in cui la politica non deve mettere becco. Come nell’ambito della magistratura, ad
esempio. Oppure nell’autonomia dell’Università, altro esempio di istituzione in cui la pressione della politica è stata ufficialmente legalizzata dal Segretario per la Cultura Morganti, anche lui del PSD. Dovrebbe far riflettere il fatto che proprio un partito come il PSD che da Statuto “ha il fine di rafforzare gli ideali e i valori della democrazia” presti il fianco e, anzi, promuova provvedimenti che minano le basi stesse della democrazia, della libertà di espressione e di informazione, proprio loro che dovrebbero esserne garanti dell’inviolabilità. Nei prossimi giorni si terrà l’annuale Premio Ilaria Alpi, un evento che valorizza il giornalismo di inchiesta e la ricerca della verità in tutti gli aspetti riguardanti il mondo dell’informazione. Ci chiediamo con quale coraggio i
Segretari Belluzzi e Morganti presenteranno pubblicamente la “nuova” legge sull’editoria, che non solo non valorizza l’informazione ma, al contrario, la imbavaglia e la opprime.
comunicato stampa
Movimento R.E.T.E.