Leonardo Raschi sulla riforma tributaria
Per non parlare dei sindacati: tre sigle sindacali, tre posizioni diverse. Insomma sembra che per taluni il fine non sia quello di fare le cose per migliorare la situazione bensì sia l’andare a manifestare in piazza. Andare a protestare in piazza come fine della propria azione politica. Ma la balla più grossa che ho ascoltato durante il dibattito attorno a questa riforma tributaria è stata quella di dire che per sconfiggere l’evasione fiscale occorre la contrapposizione degli interessi come negli USA. Cioè sarebbe a dire che il consumatore/cliente dovrebbe pretendere lo scontrino/fattura dall’esercente/lavoratore-autonomo per poterlo scaricare dalla propria dichiarazione dei redditi. Nel contempo si avrebbe un controllo sull’esercente/lavoratore-autonomo tale che questi non potrebbe falsificare la propria dichiarazione in virtù di un riscontro sul fatturato.
Un sistema siffatto, cioè la possibilità di detrarre le spese dalla propria dichiarazione dei redditi mostrando uno scontrino/fattura – oltre a fare impazzire gli impiegati di tutti gli uffici tributari – finirebbe per non fare pagare un euro ai contribuenti. Al contrario della vulgata del momento, negli USA il sistema tributario è tutto fondato sulla fiducia, manco ci sono gli scontrini. Vale a dire che le autorità fiscali americane in un primo momento danno fiducia agli esercenti/lavoratori-autonomi ma se vedono che la dichiarazione non è congrua, con il fatturato delle merci in entrata e il numero di dipendenti, cominciano tutta una serie di controlli incrociati che non finiscono più, insomma ti fanno un c..o così.
Io penso invece che il problema dell’evasione fiscale sia molto semplice e dipenda dalla modulazione delle aliquote. La nostra evasione fiscale, la più alta al mondo, dipende da aliquote fiscali troppo vessatorie e penalizzanti. Così il nostro lavoratore autonomo, a fronte di tali aliquote, si difende dichiarando meno. I sistemi cervellotici e complicatissimi da stato di polizia - che abbiamo inventato fino ad oggi (scontrini, redditometro, contrasto degli interessi ecc.) - che non hanno dato i risultati sperati, in un sistema di aliquote ragionevoli non servono più. Mettiamo delle aliquote giuste e il problema si risolve da solo.
La nuova riforma tributaria interviene in modo deciso sulle aliquote e quindi lo scenario che ci si para dinanzi è tutto nuovo e non valgono i vecchi criteri e paradigmi del passato. Ribadiamo che uno stato di polizia fiscale a San Marino non serve e non lo vogliamo. Non è accettabile che l’esercente/lavoratore-autonomo sia obbligato per legge ad aderire al circuito della Smac Card. Uno aderisce se vuole, sulla base di una libera scelta e tornaconto. C’è da dire che la gestione di questa riforma non ci ha del tutto convinti. Diciamo la verità: la riforma è stata stiracchiata un po’ da tutte le parti anche se la polpa, la sostanza non è stata intaccata.
Sono passati quasi sei mesi tra la prima e la seconda lettura in CGG: troppo. Troppi dibattiti inconcludenti, troppo assemblearismo, troppe discussioni tra chi si alza al mattino e crede di essere un tributarista La politica dovrebbe essere più decisionista, avere delle visioni lungimiranti, ma mi rendo conto che essa ha perso di credibilità e non ha più l’autorevolezza di un tempo. Concludo dicendo che questa riforma fa fare un grosso passo in avanti al paese in termini di equità fiscale ma non ci soddisfa fino in fondo, otto aliquote per noi sono troppe. Volevamo una riforma di stampo più liberale. Non è la nostra riforma.
Leonardo Raschi - Liberal Sammarinesi