Una settimana. E’ il tempo che Mario Monti ha a disposizione per chiudere la partita delle liberalizzazioni. Oggi il Consiglio dei ministri non ha solo deciso un forte giro di vite sulle auto blù di politici ed istituzioni, ma ha anche avviato la discussione sulle misure che il presidente del Consiglio ha formalmente promesso di varare entro il prossimo 20 gennaio, quando a Roma ospiterà la signora Merkel e Sarkozy. Misure per le quali diverse categorie sono già sul piede di guerra: a partire dai tassisti, che a Roma oggi hanno incrociato le braccia, fino ai notai ed ai farmacisti. Ed è un premier più forte il Monti che oggi a Palazzo Chigi, in incontri separati, illustra ai leader della sua maggioranza la strada che intende seguire sulle liberalizzazioni. Monti è rafforzato dallo stop della Corte costituzionale al referendum sulla legge elettorale, che ora il presidente Napolitano chiede al Parlamento di modificare in via ordinaria: un’ipotesi condivisa da Pd e Terzo Polo ma su cui il Pdl è freddo. Ma al premier ha fatto gioco anche l’”assoluzione” di Cosentino, il deputato del Pdl indagato per camorra per il quale la Camera ha negato l’autorizzazione all’arresto. Fattori che rinsaldano la posizione del presidente del Consiglio, soprattutto nel gradimento dell’opinione pubblica che, Monti ha detto ai ministri, comprende e accetta sempre più le scelte difficili del governo. E allora, da ieri diventa sempre più difficile per i partiti porre veti alle liberalizzazioni. E anche la Lega, l’unica forza politica rimasta all’opposizione di Monti, oggi appare più debole. Il Carroccio è nel caos per lo scontro tra Bossi e Maroni scoppiato sul voto per l’arresto di Cosentino.
Da Roma Francesco Bongarrà
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