Il conto Mazzini irrompe in Consiglio e diventa, inevitabilmente, il protagonista della giornata. Attendiamo le risultanze di eventuali addebiti, dice il Segretario agli interni. La Commissione giustizia ha chiesto precisazioni al Tribunale che ha aperto un ulteriore fascicolo per violazione del segreto istruttorio. L’auspicio, conclude Giancarlo Venturini, è che si faccia quanto prima massima chiarezza. Lasciamo lavorare gli organi competenti. Ma è sul durissimo j’accuse di Giovanni Lonfernini che ruotano tutti gli interventi. Si gioca manifestamente al massacro, dice. “Avrei preferito essere battuto politicamente. Contro di me e l’Upr è stata ordinata una azione di pulizia etnica. Siamo considerati dei delinquenti e non siamo nemmeno indagati”. Lonfernini racconta un incontro avuto due mesi fa con il segretario della dc. “Gatti mi disse che qualcosa di frapponeva nella normalizzazione dei rapporti tra i nostri partiti. La questione riguardava il conto Mazzini. Alcune componenti della maggioranza premevano e, esaurita la stagione dei congressi, la bomba sarebbe esplosa”. A questo Lonfernini affianca la lettera di Tito Masi.”Si parla con assoluta certezza del dettagliato rapporto di polizia giudiziaria. Se Masi ha visto un atto coperto dal segreto istruttorio, afferma, dovrebbe dire chi glielo ha fatto vedere e in quale contesto. Stefano Palmieri, aggiunge, anticipò via facebook ad Antonio Raschi che a breve potevano venire alla luce questioni poco edificanti che coinvolgevano qualcuno dell’Upr.” E Lonfernini ipotizza anche “un confronto dialettico sul canone – introdotto da Masi – dei si sapeva. Si sapeva che Rainer Masera, candidato alla presidenza di Banca Centrale, era un uomo SOPAF: lo diceva il suo curriculum. Si sapeva che il memoriale Ghiotti era vero. Si sapeva che, in un incontro a Palazzo Begni, l’ex segretario alle Finanze illustrò come doveva essere pagato il sovrapprezzo Sopaf di circa 15 milioni. E si sa, conclude Lonfernini, che nonostante i tanti rilievi della società di revisione Carisp, uno dei primi atti della gestione Sibani – Masi è stato il perfezionamento della consulenza Sopaf.” Appassionato anche l’intervento di Gian Marco Marcucci che nega ogni addebito e dice: “non farò scorrere il sangue della mia famiglia sulle piazze”. Dall’Aula arriva la conferma che nomi legati al conto Mazzini circolavano da mesi. Erano sui tavoli politici durante le elezioni, dice Francesca Michelotti di Sinistra Unita affermando che il teorema di Lonfernini che disegna un attacco mirato all’accaparramento elettorale da parte di forze che hanno lo stesso approdo politico potrebbe avere senso. Rete, Civico 10 e Sinistra Unita, con un ordine del giorno, chiedono una commissione d’inchiesta su tutte le questioni non chiarite: dal conto Mazzini a Criminal Minds, da Anphora- Smi a Sopaf-Cassa di Risparmio. Tempo di lavoro: 2 anni. Il Paese è in mano a una guerra per bande, ripete Luca Santolini di Civico 10. C’è una questione morale che riguarda buona parte della politica e la sua cittadinanza e che non ha visto nessuno pagare. Roberto Ciavatta di Rete chiede ai consiglieri citati, così come aveva fatto per Marco Gatti, di dimettersi dall’Aula per meglio difendersi, spiega, e per tutelare l’onorabilità delle istituzioni. Marco Arzilli chiede al Consiglio di appoggiare l’azione della magistratura. Così forse, aggiunge, si scoprirà la chiave di lettura di tante vicende. Quando è stata revocata la licenza a Pradofin e Finproject, ricorda, il governo è caduto e sono sbucati due personaggi: uno è Giuseppe Roberti, l’altro è Mazzini. Bisogna dire come quei soldi sono arrivati sul libretto. Nessun complotto da parte della maggioranza, dice il capogruppo della dc. Tutti, conferma Luigi Mazza, sapevano i nomi che circolavano sul conto Mazzini. Potevamo usarli in campagna elettorale. Ma nessuno ha sollevato la questione perché le responsabilità non erano accertate. Solo se emergono fatti rilevanti si può procedere. Oggi la commissione d’inchiesta rischia di essere d’intralcio alle indagini, ma chi ha usato quei soldi deve spiegare perché e a quale titolo lo ha fatto. Ivan Foschi denuncia un garantismo a corrente alternata, Mimma Zavoli chiede perché, se si era a conoscenza del caso da mesi nessuno si è rivolto alla magistratura. Per il coordinatore di Ap serve una pacificazione tra i cittadini e la classe dirigente di questo Paese, ma dimostrando però che non tutti sono uguali, che per alcuni la questione morale è stato un punto fondamentale a cui ispirare la propria azione politica. Tre i punti cardine di questa pacificazione: la giustizia, l’informazione e la politica. E comunque, sottolinea, una pacificazione in cui ciascuno, per il proprio passato, abbia l’urgenza e il bisogno di spiegare i propri comportamenti davanti a tutti i sammarinesi. Diversa la valutazione del capogruppo del Psd. Io non parlerei di pacificazione, dice Stefano Macina, ma di definire un patto politico all’interno del Consiglio. Troviamo insieme la formula, interviene Antonella Mularoni, che senza giocare al massacro ci permetta di fare qualcosa di utile per la Repubblica senza fare demagogia. So cosa vuol dire essere denigrata, interviene Denise Bronzetti. Concordo con Renzi serve una pacificazione ma è dando gli strumenti al tribunale, alle forze di polizia e agli organi di controllo che si combattono le cattive pratiche. Per Simone Celli non si tratta di pacificare alcunchè. La questione morale va affrontata con il solo obiettivo di fare chiarezza e senza interferire con il lavoro della magistratura. Ma, dice il segretario socialista, è proprio il giustizialismo a corrente alternata a far sorgere il dubbio che si voglia usare la questione morale, parlando di scandali a orologeria e di persone che non risultano indagate. Ci sono, dice, ombre inaccettabili sull’attività degli organismi di vigilanza. Si intravvedono le ragioni per cui San Marino resta nella black list. Non ci sono questioni morali di serie A o B, conclude, si deve fare chiarezza su tutto. Non esiste distacco tra la classe politica e i cittadini, sottolinea Mario Venturini. Questa classe politica, afferma, ha dei correi e sono i sammarinesi. Hanno dormito profondamente per anni e la classe politica ne è stata l’espressione. Poi davanti a una crisi economica senza precedenti si sono risvegliati e si comportano come fossero appena sbarcati da Marte. Richiama la magistratura a lavori più celeri e dice, non è giusto che il Consiglio dia giudizi. Ma bisogna far presto perché si tratta di uomini pubblici con una dignità da difendere che non è solo quella personale. Quando la politica è chiamata in causa, a torto o a ragione, deve pretendere chiarezza.
Sonia Tura
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