Luca Lazzari (Su) sull'odg turismo
La più ovvia è che mentre tutti i centri termali arrancano - Saturnia ha 200 dipendenti in cassa integrazione - a San Marino se ne vorrebbe fare uno senza nemmeno avere le acque termali.
La seconda: nel governo siedono più di un segretario di stato che hanno la proprietà o la gestione più o meno diretta di importanti alberghi del centro storico. Per loro, quindi, si pone la questione del conflitto di interessi.
La terza: qualsiasi piano di rilancio turistico deve essere preceduto da un piano di ripopolamento di Città. Trasformarla in un museo o in un luna park per turisti più o meno ricchi non basta per salvarla. Bisogna prima farla ritornare viva. Città non ha nemmeno più una sua lingua. Prevalgono le lingue slave. La decadenza della democrazia, dei partiti e delle istituzioni dipendono anche dalla progressiva estinzione dei luoghi d’incontro informali, della convivialità e della conversazione, in un processo che distrugge la cittadinanza come condizione morale, intellettuale, politica. Ecco perché il Monte Titano e la Città di San Marino dovrebbero essere considerati, ancor prima ancora che patrimonio dell’umanità, patrimonio della comunità sammarinese.
La quarta: il parcheggio e il centro termale dovrebbero essere realizzati con lo strumento della “finanza di progetto”. Funziona così. Qualcuno decide che un’opera è di interesse pubblico. Ma lo Stato non ha i soldi. E le banche non li prestano. Interviene un investitore privato (a lui la banca i soldi li presta, forse perché è la sua) in cambio di un canone per la gestione dei servizi per un certo numero di anni. La differenza rispetto all’abituale mutuo è che gli interessi sono più alti, l’opera alla fine costa di più e chi investe non rischia niente. La formula è complessa, ma il risultato è che i cittadini mettono i soldi e chi ci guadagna è uno solo. E intanto il debito pubblico aumenta, anche se nascosto nella contabilità di una società di diritto privato.
Il problema non sono i soldi che non ci sono più (per esempio i 380 milioni del fondo pensioni anziché utilizzarli coma puntello alla crisi di liquidità delle banche li si potrebbero assegnare a un fondo per lo sviluppo e le infrastrutture). Il problema è che non c’è più la politica.
L’altra area che il governo intende mettere a rendita con la “cultura del benessere” è l’ex tiro a volo di Murata. Lì però troverà un ostacolo: un gruppo di ragazzi, tra cui il bravissimo Matteo Ciacci, sono impegnati nella raccolta firme di un’istanza d’arengo per un progetto partecipato di riqualificazione secondo una visione sociale e di vera utilità pubblica.
L’analisi è che i gruppi speculativi hanno messo nel mirino il patrimonio monumentale e paesaggistico del Paese. Dopo aver svuotato i settori da cui si sono originati (immobiliare e finanziario), e non senza aver prima girato sui cittadini il costo delle loro scorribande, avanzano nei luoghi della democrazia, dentro ai beni comuni: la sanità, l’Azienda dei Servizi, le Poste, il centro storico. Tutto rientra in un grande disegno complessivo di privatizzazione.
In questo senso il referendum per l’abolizione del quorum depositato quest’oggi potrebbe rappresentare nel prossimo futuro uno strumento politico importante per contrastare la fortissima accelerazione di politiche antisociali che il governo sta disponendo.
Comunicato stampa