Luca Lazzari: "Va aperto un serio dibattito sul ruolo di Banca Centrale"
Mario Giannini – Direttore BCSM
Dal 2004 al 2006 è stato direttore generale di LeasingRoma, società che si è avvalsa delle consulenze sia di Renato Clarizia che di Sergio Gemma. Scaduto il contratto con LeasingRoma, Giannini ha avviato una collaborazione professionale con lo studio Gemma. A titolo di cronaca, il fratello Giancarlo, ex presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, è indagato a Milano, assieme a Salvatore Ligresti, per corruzione.
Renato Clarizia – Presidente BCSM
Al momento della nomina aveva sottaciuto i suoi rapporti professionali con Fingestus, la finanziaria coinvolta nell’inchiesta Criminal Minds che ha portato all’arresto di Marco Bianchini. Il fratello Angelo – anche lui legato da rapporti professionali al gruppo Bianchini quale legale di Karnak in Italia – compare invece nelle carte dell’inchiesta Chalet-Mose, di cui molto ha fatto parlare il bonifico di 1milione e 200mila euro avvenuto in pieno blocco dei pagamenti della Banca Commerciale e autorizzato da un altro vertice di Banca Centrale, l’allora responsabile della vigilanza Antonio Gumina, attualmente nominato commissario osservatore dal segreteria di stato Claudio Felici. A controprova del legame tra Renato Clarizia e Sergio Gemma basti rilevare che entrambi hanno il proprio studio domiciliato in via Vincenzo Bellini a Roma.
Sergio Gemma
Anche lui consulente del gruppo Bianchini, nel dicembre del 2011 ha ricevuto da Mario Giannini l’incarico di commissario straordinario della Banca commerciale. Gemma annovera tra i propri clienti di punta Vittorio Farina, imprenditore che ha rappresentato gli interessi di Sopaf nella vicenda Delta e che ha una consuetudine d’affari con Luigi Bisignani, il capo della loggia massonica P4.
I nomi di Giannini e di Clarizia intrecciano dunque a vario titolo le maggiori inchieste italiane su San Marino, compreso l’affarire Delta che ha causato un colpo terribile al patrimonio di Cassa di Risparmio.
E ancora:
a marzo del 2012 il senatore della Repubblica italiana Elio Lannuti in una interpellanza chiedeva di sapere “se al Governo risulti che all'interno della Repubblica di San Marino operino professionisti italiani facenti parte di ben note cricche, per facilitare il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite dentro gli istituti bancari con il favore della Banca centrale ed il coinvolgimento diretto dei suoi massimi rappresentanti”;
nell’ordinanza di arresto di Fiorenzo Stolfi, i commissari della legge Buriani, Marsili e Volpinari scrivono: “Salvo doverosi, ulteriori approfondimenti, non si può non esprimere stupore rispetto ad abboccamenti, trattative, e scambi epistolari e incontri tra uomini politici (indagati nell'ambito dei presenti procedimenti e di quelli collegati) e i vertici di Banca Centrale”.
A questo punto si pone il dubbio gravissimo che i vari interventi di ridefinizione degli assetti nel settore bancario – costati ai sammarinesi oltre 90 milioni di credito d’imposta, 105 milioni di titoli del debito pubblico più svariate fidejussioni – siano stati dettati dagli interessi di un gruppo che non s’è fatto scrupolo alcuno nell’approfittare della fiducia ricevuta, una fiducia a cui si accompagnano retribuzioni da centinaia di migliaia di euro l’anno più svariati benefit.
Che cos’altro deve accadere perché il Consiglio Grande e Generale intervenga a difesa della Repubblica? I sammarinesi non sono stati forse derubati a sufficienza? Anzitutto bisogna allontanare immediatamente i due dal loro incarico; poi si deve chiedere conto delle responsabilità politiche di chi, come nel caso del segretario di stato Pasquale Valentini, in questi anni li ha sempre difesi a spada tratta; infine va aperto un serio dibattito sul ruolo di Banca Centrale e sull’enorme centro di potere e di costo che è diventata.
Comunicato stampa di Luca Lazzari