La manovra ancora al centro del dibattito politico italiano
Il presidente Napolitano firma la Manovra economica "depurata" dalla norma che avrebbe evitato a Berlusconi di pagare a De Benedetti quasi 700 milioni di euro in caso di condanna per la vicenda del Lodo Mondadori. Il Quirinale, contrariato per il codicillo "ad personam", sottolinea che ora i contenuti del testo "sono attinenti alla materia finanziaria", e chiede "un confronto realmente aperto" in Parlamento, con l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. Un obiettivo condiviso da Tremonti. Auspicando l'ok delle Camere entro i primi di agosto al testo che ora vale 51 miliardi, oltre ai 17 che verranno dalla riforma fiscale, Tremonti non nasconde il proprio imbarazzo per la norma salva-Finivest, ritirata da Berlusconi dopo che la Lega si era detta pronta ad aprire la crisi. Ma dei problemi restano ancora: se lo stesso Tremonti sottolinea che lo sviluppo "non si fa con un governo e con una legge ma con l'impegno di tutti", comuni e regioni protestano sostenendo che i tagli per gli enti locali "sono la pietra tombale per il federalismo". E il ministro Sacconi apre sulla riforma delle pensioni. Mentre nel Pd si discute sulla necessità di una riforma elettorale e alla Camera si vota a raffica sul testamento biologico, il Consiglio supremo di Difesa assume l'impegno a ridefinire al più presto le missioni militari italiane all'estero "con soluzioni concordate e tempestive". Insomma, non si parla ancora di ritiro da Afghanistan e Libano e di disimpegno dai bombardamenti in Libia, ma si pensa al ridimensionamento delle missioni reclamato dalla Lega.
Da Roma Francesco Bongarrà
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