Tra le proteste ed i cartelli della Lega, alla Camera il governo Monti pone la questione di fiducia sulla manovra economica nel testo approvato dalle commissioni. Il decreto, che dunque non contiene nessuna delle modifiche in extremis in cui confidavano i partiti, il Pd in particolare, verrà votato domani nell’Aula di Montecitorio, per passare al Senato, dove dovrebbe essere definitivamente licenziato entro Natale. A Montecitorio oggi è stata bagarre. La Lega ha praticato un durissimo ostruzionismo, finito con l’esposizione di cartelli contro l’Ici ai banchi del governo e l’espulsione dall’Aula di due leghisti decisa da Fini, di cui il Carroccio reclama le dimissioni da presidente della Camera. Ma Monti non si lascia intimidire dalle proteste e tira dritto. “Stiamo cercando di fare, con ritmi accelerati i nostri compiti a casa che impongono disagi seri agli italiani”, dice il presidente del Consiglio, sostenendo che “L'alternativa alle misure volte a restituire dignità agli italiani non è la vita come sempre senza quei sacrifici, ma la vita con sacrifici più gravi”. Pd e Terzo Polo non nascondono la loro delusione per l’assenza di modifiche, soprattutto in tema di liberalizzazioni. “Molte perplessità” avverte anche Berlusconi, contro cui oggi Bossi lancia nuovi strali. Anche se, alla fine, sul decreto blindato con la fiducia è scontato il voto a favore da parte del Pdl e del Pd. “Ciò che non abbiamo ottenuto fin qui, ci impegneremo insieme per ottenerlo in futuro”, promette Bersani ai suoi deputati per convincerli a votare la manovra. Al no scontato della Lega, domani si aggiungerà poi quello dei dipietristi, che considerano “iniqua” la manovra Monti.
Da Roma Francesco Bongarrà
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