Messaggio di fine anno della Reggenza
non è stato facile per noi elaborare i contenuti di questo messaggio.
Nel discorso che abbiamo tenuto il giorno del nostro insediamento, avevamo, fra le altre cose, fatto un grosso appello all'unità, al senso di responsabilità e alla capacità di elaborare proposte utili agli interessi del Paese. Un appello che era rivolto soprattutto alle forze politiche, ma che riguardava in grande misura anche le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, le varie associazioni e ogni cittadino che avesse responsabilità di decidere, di programmare, di compiere scelte, di esprimere orientamenti.
In quel nostro intervento ci auguravamo che si creassero le condizioni per un ragionamento pacato e costruttivo sulle prospettive del Paese e sulle soluzioni alle varie problematiche che lo riguardano: un confronto, quindi, che non guardasse soltanto al passato e alla attribuzione delle responsabilità rispetto ad una situazione particolarmente complessa, ma che si basasse soprattutto sulle proposte e sulle idee per poterne uscire.
Guardando alla situazione degli ultimi mesi, ed in particolare delle ultime settimane, abbiamo dovuto purtroppo constatare che non ci si è certo mossi in questa direzione e che, anzi, lo scontro sociale si è acuito.
I sindacati, con lo sciopero generale del 14 dicembre scorso, hanno evidenziato la manifestazione più importante di questo conflitto, oltretutto in forme che diventa difficile condividere pienamente; ma anche buona parte delle associazioni di categoria hanno mostrato il loro scontento, imputando alla Legge di Bilancio uno scarso coraggio e denunciando l'incapacità di chi riveste responsabilità di giungere agli accordi con la vicina Repubblica Italiana; la cittadinanza mostra un livello di sfiducia e di disaffezione che le impedisce di sperare in un futuro migliore, come mostrano anche le recenti indagini economiche e sociali effettuate dagli Uffici competenti, ma sembra non riuscire a trasformare questo disagio in passione civile e costruttiva, preferendo la pur legittima protesta.
Nonostante tutto e nonostante le molteplici tensioni ideali, in Consiglio le forze di opposizione e di maggioranza sono riuscite a dialogare, pur rimanendo ognuna sulle proprie posizioni sui vari temi in discussione. In particolare, durante la discussione della Legge di Bilancio va registrato il clima positivo e responsabile, pur nella diversità delle posizioni politiche, che ha caratterizzato la parte finale dell'interminabile confronto sul tema, durato oltre 35 ore.
L'auspicio è che il clima di confronto costruttivo e responsabile continui ad esservi anche su altri temi fondamentali che riguardano il futuro del Paese, e citiamo in particolare quelli della politica estera, della politica economica e, nell'immediato, della riforma fiscale.
Questo auspicio nasce da una chiara e semplice analisi.
San Marino non è abituato alla situazione che oggi sta vivendo. Ha avuto un certo tipo di economia per anni, un’economia che ora improvvisamente non c’è più, perché il mondo è cambiato e sono cambiate le sue regole.
San Marino non ha ancora costruito l'alternativa, perché non ha avuto il tempo di pensare a nuove soluzioni. E di certo la mancata firma dell'Accordo contro le doppie imposizioni fiscali e del memorandum di intesa con Banca d'Italia, indispensabile per le nostre imprese produttive e per il nostro sistema finanziario, amplifica le difficoltà. Anche se va detto che nelle ultime settimane sono stati raggiunti accordi importanti in materia sanitaria, energetica e agricola, che speriamo possano aprire nuove prospettive.
Finisce, dunque, un'economia e le entrate si riducono in maniera notevolissima e repentina. Ma un'alternativa non si costruisce in qualche mese, e nel breve periodo inevitabilmente si soffre. Per la prima volta, da tanti anni, San Marino ha di fronte a sè una riduzione strutturale delle entrate a cui occorre inevitabilmente far fronte con sacrifici, pena l’accumulo di un pericoloso debito pubblico.
Oggi, al momento di discutere sulla distribuzione di questi sacrifici, stanno venendo fuori una serie di contrapposizioni che da anni esistono nel Paese, ma che erano latenti, sopite o comunque smorzate dal benessere, e da abbondanti risorse per tutta la popolazione. Ora invece i conflitti esistenti, ad esempio, fra lavoratori sammarinesi e frontalieri, fra lavoratori pubblici e lavoratori privati, fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, stanno emergendo in modo palese generando essi stessi un conflitto sociale, talora a causa in una sorta di lotta di categoria che non vorremmo costituisse una dannosa tendenza.
Ciò non significa che non ci siano distorsioni o disuguaglianze, ad esempio, nel nostro sistema fiscale, nel trattamento dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati, o nell'accesso alle prestazioni sociali. Distorsioni a cui bisogna quanto prima porre rimedio con una serie di riforme coraggiose e lungimiranti, che sappiano anche toccare i diritti acquisiti, quando questi costituiscono privilegi oggi non più accettabili.
Nel tempo infatti la riduzione delle disuguaglianze e dei privilegi non può che generare benefici. Su queste riforme deve aprirsi un dialogo condiviso fra tutte le forze politiche del Paese, ed anche con le forze sociali.
In caso diverso si rischia di avallare i principi di concetti pericolosi, per cui ogni categoria si sente autorizzata a pensare, per qualche ragione, di essere immune dalla necessità di contribuire a sostenere il Bilancio dello Stato, oppure che debbano essere sempre altri a farsene carico. Se così fosse, significherebbe non essersi resi conto che la dimensione della crisi che sta vivendo San Marino comporta la necessità di contenere un deficit di ampie dimensioni, e che può diventare molto pesante; e che, di conseguenza, occorre mettere in campo un pacchetto di interventi che inevitabilmente andranno a toccare ampie fasce di popolazione.
Di certo l'equità fiscale, termine ultimamente molto utilizzato, è essenziale in questo frangente, ma dobbiamo essere chiari sul suo significato. Equità non significa che qualcuno possa pretendere di essere esentato dal contribuire perché solo “altri” devono farlo per qualche ragione di tipo storico o soggettivo: anche perché è del tutto scontato che difficilmente queste ragioni troveranno condivisione o giudizi concordi.
Equità significa che i sacrifici devono essere distribuiti sulla base di una serie di indicatori non solo reddittuali, ma anche fiscali, patrimoniali, di trattamento normativo e così via, perchè la capacità contributiva è un concetto che coinvolge tanti parametri. E una manovra è tanto più equa, non quanto più colpisce una categoria piuttosto che un altra, ma quanto più riesce a costruire degli indicatori onnicomprensivi di tutte variabili e a distribuire, di conseguenza, i sacrifici.
C'è una grande necessità di un confronto costruttivo su questo tema dell'equità, che è strategico nel momento in cui si deve togliere e non dare; e sotto questo aspetto il confronto in queste settimane è assolutamente mancato. E di questo ci dispiace molto. In Consiglio, nella piazza, nei comunicati, ognuno si è retto a difesa del proprio fortino e del proprio status quo, in maniera più che altro corporativa.
Sarebbe bello, e questo è un augurio che ci facciamo e facciamo al Paese per i prossimi mesi, che le diverse rappresentanze sociali, oltre a dire cosa devono fare gli altri, dicessero anche cosa possono sacrificare loro per dare un contributo alla riduzione del deficit.
Questo sarebbe un atteggiamento responsabile che contribuirebbe a far sì che il dissenso, certamente legittimo, si possa esprimere in modo del tutto civile.
Siamo certi che il nostro Paese, a differenza di altre realtà dove il contatto e il confronto con i decisori politici sono estremamente difficili, possa offrire tantissime possibilità per un confronto democratico e proficuo.
A San Marino, e l'abbiamo anche questo già sottolineato nel discorso di insediamento, ogni cittadino ha una grandissima capacità di incidere sul proprio Paese, per le sue dimensioni, le sue dinamiche, la scarsa presenza di strutture intermedie di filtro fra popolo e Governo. E oggi, lo ribadiamo ancora, abbiamo tutti bisogno dell'aiuto di una cittadinanza attiva, responsabile, consapevole dei problemi e attenta alle dinamiche future. Abbiamo bisogno di idee nuove e di approcci nuovi: i sammarinesi che vivono la realtà, che sono consapevoli dei problemi veri della quotidianità, che hanno conoscenze e idee per risolverli sono assolutamente essenziali per la rinascita del Paese.
Auspichiamo che abbiano spazio adeguato per condividere, assieme alla classe politica, sindacale o imprenditoriale, la responsabilità della situazione di recessione in cui ci troviamo; che sappiano attivarsi presso le associazioni e comitati esistenti e che si facciano sentire con proposte costruttive sui vari temi, discutendole con chi ha prerogative decisionali. Se anche la cittadinanza si prenderà la responsabilità di far ripartire il Paese, con proposte, volontà e partecipazione attiva, allora sicuramente il futuro sarà migliore.
Noi nutriamo speranza, perchè questo Paese esprime importanti potenzialità e possiede valide risorse umane. In questo primo trimestre di attività abbiamo incontrato tantissime persone, tantissime organizzazioni e associazioni, tante istituzioni con voglia di fare e con forti capacità di mettersi in gioco. Abbiamo visto che c'è un Paese vivo e attivo, solidale e altruista, culturalmente fervido, socialmente attento, consapevole e orgoglioso della propria storia e delle proprie tradizioni, un Paese che ama il proprio piccolo pezzo di mondo. Ci uniamo, quindi, idealmente a tutte queste persone e, in particolare, a tutti coloro che in “silenzio” si impegnano a garantire sostegno a chi si trova in difficoltà. Ci uniamo agli operatori del mondo del volontariato e delle Associazioni benefiche e umanitarie.
Nel prossimo trimestre saremo ospiti di tutte le Giunte di Castello, incontrando così direttamente i cittadini sammarinesi e abbiamo in programma di visitare alcune delle realtà imprenditoriali più importanti del nostro Paese, aziende sane e laboriose, capaci di produrre occupazione qualificata e di contribuire alla nostra crescita. Saranno per noi due momenti altamente significativi, di contatto con altre espressioni positive della nostra Repubblica, saranno occasioni di incontro con tante persone che si impegnano ogni giorno, nei rispettivi ambiti, per far progredire San Marino.
All'inizio di questo messaggio di saluto abbiamo fatto riferimento alla necessità di apertura di un dialogo allargato, fra tutti i soggetti a cui stanno a cuore le sorti di questo Paese, attraverso un tavolo di confronto permanente sul futuro della nostra Comunità e sulle riforme che si rendono necessarie.
C'è bisogno, in questa fase, di una forte condivisione di intenti e di indicazioni progettuali per poter individuare ipotesi di soluzione. Il tutto in un’ottica di medio-lungo periodo, in modo che agli eventuali cambi dei Governi non corrispondano discontinuità nelle politiche pubbliche fondamentali per lo sviluppo del Paese.
L'auspicio finale è che si possano trovare le forme e le condizioni per questo dialogo permanente sui grandi temi, un dialogo che può essere attivato anche in parallelo con l'attività politica ordinaria: un confronto dove tutti possano fare la loro parte, ma con un forte senso di responsabilità e senza volontà di far prevalere interessi corporativi o di ricercare consensi immediati. E dove la cittadinanza possa essere direttamente coinvolta per poter contare ed essere protagonista del vivere associato.
Care Concittadine, Cari concittadini,
se il 2011 potrà essere foriero di queste consapevolezze, allora sarà un 2011 di rinascita. Noi speriamo che lo sia davvero. Auguri a tutti!
Gli Eccellentissimi Capitani Reggenti Giovanni Francesco Ugolini – Andrea Zafferani