Morganti sull'Università: "in corso cambiamenti che la renderanno motore di sviluppo"
Per farlo occorre una forte struttura capace di orientare gli studenti verso il mondo del lavoro e di rendere servizi di formazione e ricerca per le imprese pubbliche e private. Occorre un istituto capace di promuovere e supportare le relazioni con le altre università e centri di ricerca valorizzando e utilizzando il ruolo internazionale della Repubblica. Ma prima di tutto occorre una struttura in grado di promuovere la qualità dell’insegnamento con l’ambizioso obiettivo, già presente in origine con l’avvio dei corsi di alta formazione, di imporsi ai primi posti del panorama europeo.
Occorre pertanto riorganizzare la struttura dell’Università, razionalizzarne le spese, ridefinirne le competenze, garantire forme di autonomia gestionale e di democrazia della gestione, assicurare forme di reclutamento basate su livelli di elevata professionalità, avvicinare l’azione al territorio interagendo con le entità sociali ed economiche in un sistema di reciproca opportunità, e infine occorre che vengano introdotte forme di certificazione capaci di far riconoscere ovunque ogni titolo rilasciato.
Per fare tutto questo la Segreteria di Stato per l’Istruzione e Cultura con delega all’Università ha elaborato un progetto di legge innovativo e contemporaneamente ha definito lo Statuto dell’Università e un Codice Etico che fissa diritti e doveri dei dirigenti e dei docenti.
Una rivoluzione? No, solo un necessario adeguamento della nostra Università al ruolo molto più dinamico richiesto dal confronto con la realtà esterna e dalla volontà di utilizzare potenzialità enormi che vanno ben al di là della pur significativa presenza degli studenti in territorio. Incrementare il numero degli studenti, offrendogli livelli didatici di primissimo piano e un contatto forte col territorio, deve infatti avvenire contemporaneamente al radicamento dell’Università nella realtà sociale ed economica potenziando il contributo alla crescita che la ricerca e la formazione danno.
Certo tale progetto richiede interventi che modificano le posizioni di tutti coloro che fino a ieri hanno agito in questo settore, modificano prima di tutto il ruolo degli organismi dirigenti a partire dalla funzione del Rettore e del Consiglio di Amministrazione, organo questo che assumerà la veste di Consiglio dell’Università con poteri decisionali in grado di individuare e attuare i piani strategici in coerenza con le scelte del Consiglio Grande e Generale.
Risulta del tutto naturale che si assista quindi in questa fase a levate di scudi e a proteste, anche se del tutto infondate sono le ‘preoccupazioni’ di chi, tramite l’ufficio stampa dell’Università, cerca di gettare discredito sul progetto. Il numero attuale dei dipartimenti verrà infatti dimezzato accorpando le funzioni in tre macro aree: Economia, scienze e Tecnologia, Scienze dell’uomo e della Formazione, Scienze politiche, sociali e della comunicazione. Ma ciò non toglie che i vari corsi di studio debbano per questo essere ridimensionati quando si dimostri la loro rispondenza agli obiettivi che l’intera Università persegue.