Da qualche tempo le testate sammarinesi (e non) hanno nuovamente iniziato a riportarci cronache di mafia legate alla nostra Repubblica. Non è possibile chiudere gli occhi di fronte a questo grave fenomeno che, direttamente o indirettamente, colpisce la vita di tutti noi. Entra nelle mense in cui mangiano i nostri figli, nelle gare d'appalto, infetta i nostri risparmi in banca e infligge, una coltellata dopo l'altra, ferite che è sempre più difficile guarire. Occorre fare una riflessione profonda e consapevole e cercare di capire, innanzitutto, cos'è la mafia.
Perché il primo modo per combatterla è conoscerla e parlarne.
La mafia è un’organizzazione criminale con una struttura piramidale che si configura come un sovrastato, cioè una sorta di stato indipendente, all’interno di un altro stato, quello riconosciuto nazionale, con il quale entra talvolta in conflitto oppure in compromesso. Questo tipo di struttura affonda le proprie radici laddove esiste un terreno fertile per le manovre di corruzione.
A questo punto è naturale chiedersi come questa organizzazione si autofinanzi. Come è noto, la mafia accumula denaro, lo ricicla e lo investe. Basti pensare che cento miliardi di euro raccolti ogni anno con il “pizzo” (escluso il fatturato delle mafie straniere), vengono investiti nel nord Italia e nei mercati stranieri attraverso banche, società finanziarie e casinò. E' facile comprendere come ciò condizioni anche la credibilità degli investimenti, scoraggi gli imprenditori e favorisca indirettamente la disoccupazione. In tali circostanze diventa difficile, se non impossibile, intraprendere un'attività. Le banche non concedono prestiti e il rischio di alimentare l'usura aumenta in maniera esponenziale.
Non solo: la mafia è capace di adeguarsi ai tempi e di trovare modi sempre nuovi per autofinanziarsi. Riesce a penetrare anche nelle istituzioni, non fa distinzioni tra destra o sinistra: è facile che chi occupa un ruolo politico, dirigenziale o chi in qualche modo “gestisce il potere” venga avvicinato da malavitosi che cercano di fare leva sulla corruttibilità. Per questo gli appalti pubblici sono spesso pilotati. Le società colluse con la mafia vincono le gare, e in cambio gli uomini politici ottengono voti alle scadenze elettorali, con il cosiddetto voto di scambio.
Persino i tribunali potrebbero non essere immuni da queste infiltrazioni.
Cosa possiamo fare? La prima arma per fronteggiare questa situazione è quella di informarsi, parlarne, denunciare i reati mafiosi. Non bisogna dimenticare che la mafia riesce ad attecchire e prosperare a causa dell'omertà, dell'ignoranza e della paura, danneggia la gente onesta e l’economia del paese.
Quindi invito a tutta la cittadinanza a riflettere, tenendo ben presente che la cultura, la democrazia e lo sviluppo non possono convivere con la corruzione e il crimine.
Non possiamo permetterci di scegliere il percorso sbagliato.
Comunicato stampa Grazia Zafferani - Movimento civico RETE
Perché il primo modo per combatterla è conoscerla e parlarne.
La mafia è un’organizzazione criminale con una struttura piramidale che si configura come un sovrastato, cioè una sorta di stato indipendente, all’interno di un altro stato, quello riconosciuto nazionale, con il quale entra talvolta in conflitto oppure in compromesso. Questo tipo di struttura affonda le proprie radici laddove esiste un terreno fertile per le manovre di corruzione.
A questo punto è naturale chiedersi come questa organizzazione si autofinanzi. Come è noto, la mafia accumula denaro, lo ricicla e lo investe. Basti pensare che cento miliardi di euro raccolti ogni anno con il “pizzo” (escluso il fatturato delle mafie straniere), vengono investiti nel nord Italia e nei mercati stranieri attraverso banche, società finanziarie e casinò. E' facile comprendere come ciò condizioni anche la credibilità degli investimenti, scoraggi gli imprenditori e favorisca indirettamente la disoccupazione. In tali circostanze diventa difficile, se non impossibile, intraprendere un'attività. Le banche non concedono prestiti e il rischio di alimentare l'usura aumenta in maniera esponenziale.
Non solo: la mafia è capace di adeguarsi ai tempi e di trovare modi sempre nuovi per autofinanziarsi. Riesce a penetrare anche nelle istituzioni, non fa distinzioni tra destra o sinistra: è facile che chi occupa un ruolo politico, dirigenziale o chi in qualche modo “gestisce il potere” venga avvicinato da malavitosi che cercano di fare leva sulla corruttibilità. Per questo gli appalti pubblici sono spesso pilotati. Le società colluse con la mafia vincono le gare, e in cambio gli uomini politici ottengono voti alle scadenze elettorali, con il cosiddetto voto di scambio.
Persino i tribunali potrebbero non essere immuni da queste infiltrazioni.
Cosa possiamo fare? La prima arma per fronteggiare questa situazione è quella di informarsi, parlarne, denunciare i reati mafiosi. Non bisogna dimenticare che la mafia riesce ad attecchire e prosperare a causa dell'omertà, dell'ignoranza e della paura, danneggia la gente onesta e l’economia del paese.
Quindi invito a tutta la cittadinanza a riflettere, tenendo ben presente che la cultura, la democrazia e lo sviluppo non possono convivere con la corruzione e il crimine.
Non possiamo permetterci di scegliere il percorso sbagliato.
Comunicato stampa Grazia Zafferani - Movimento civico RETE
Riproduzione riservata ©