Nel giorno dell'addio al Quirinale, il protocollo che chiude la Presidenza più lunga della repubblica italiana ha un tono intimistico. Scarna la lettera con cui Giorgio Napolitano dà seguito all'annuncio fatto in televisione la sera dell'ultimo dell'anno: poi saluta i dipendenti, riceve gli omaggi del picchetto d'onore, esce in auto dal Portone Principale. La folla applaude ed applaude anche la Camera quando Laura Boldrini legge le sue dimissioni, mentre lui raggiunge la sua abitazione. Con commozione e sollievo “sono contento di tornare a casa” aveva risposto ad una bimba ieri, lasciando trapelare il peso di quei quasi 90 anni e quello dell'impegno assunto con l'inedito secondo mandato. Da ogni parte saluti e ringraziamenti, meno che dai grillini, che lo invitano a rinunciare alla carica di senatore a vita. Sul ruolo politico dell’“arbitro” del Colle si sofferma il Segretario agli Esteri, Pasquale Valentini “figura carismatica- scrive- che ha saputo interpretare le dinamiche della storia repubblicana italiana contemporanea”. Ed ora che la partita al Colle si apre ufficialmente, Valentini spera in un successore altrettanto illuminato, che con la stessa dedizione e spirito di servizio, nell'esclusivo interesse del proprio paese. Poi il ricordo della visita ufficiale a San Marino del giugno scorso, “una data storica ed un momento politico significativo, che ha sancito il riavvicinamento definitivo tra due Paesi legati da una antica amicizia”.
Sara Bucci
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