Noi Giovani Sammarinesi sulla settimana "calda" a San Marino
Si è conclusa una settimana molto “calda” nella nostra Repubblica, che ha visto diverse proteste dei cittadini in Piazza della Libertà. Bello vedere migliaia di persone unirsi in una protesta comune, bello vedere generazioni insieme a combattere per qualcosa in cui credono, ma soprattutto significativo è stato il rinnovo della partecipazione popolare alla vita pubblica. San Marino ha un’antica tradizione di democrazia, ed il popolo sammarinese ha sempre dimostrato nei secoli, di essere molto attaccato alla propria terra ed ai propri valori. Queste tradizioni, questi princìpi si sono ritrovati anche nelle piazze, ma non in tutti i manifestanti, non in tutti coloro che gridavano il loro dolore o il loro malcontento. Purtroppo non sono mancati i momenti di tensione e di violenza fisica e verbale. Sicuramente l’effetto più evidente di questa tensione, possono essere le cariche dei manifestanti sulla polizia che cerca di difendere l’ingresso di Palazzo Pubblico, oppure i lanci di uova che sono stati citati in numerosi giornali sia locali che italiani. Sicuramente chi ha agito in questo senso, rappresentava una piccola parte delle persone corrette presenti in piazza, infatti non voglio soffermarmi su questo. Ciò che mi preme sottolineare sono altri aspetti, forse meno evidenti, ma più pericolosi. Il cappio degli impiccati mostrato durante le manifestazioni è un simbolo che non si può accettare e chi lo ha esibito, non conosce, forse, la tradizione di libertà del nostro paese, primo ad aver abolito la pena di morte. Questo perché un popolo saggio, rispettoso, sa bene che non è con la morte che si genera vita ed un futuro prospero per la nazione, non è imponendo od usando l’impiccagione come provocazione che si otterrà il dialogo con la politica richiesto. Sono d’accordo con chi manifesta che la politica dovrebbe essere più in mezzo alla gente, ma se tu provi faticosamente e timidamente ad avvicinarti ed il popolo ti tende il cappio, è evidente che ci si trova in una situazione di stallo dalla quale non si esce facilmente, e della quale risente tutta la nazione. Certi simboli devono immediatamente essere abbandonati, e sostituiti con il buon senso, l’uso del cervello e di quella capacità critica, che hanno da sempre contraddistinto il nostro popolo. Ci associamo, quindi alle parole del direttore di San Marino RTV, quando dice che il boia non fa e non deve far parte né delle nostre tradizioni né del nostro bagaglio culturale, ci associamo a lui quando dice che certi segnali è meglio lasciarli altrove, perché la partecipazione, l’impegno e la sofferenza si possono testimoniare in molti altri modi che sappiano più di libertà e meno di integralismo. Infine un grazie di cuore alle forze dell’ordine, perché hanno continuato a fare il loro lavoro e a farlo bene, evitando una possibile tragedia e resistendo a chi, tra i manifestanti li insultava, dandogli addirittura dei traditori, perché avrebbero dovuto ribellarsi e lasciarli entrare a palazzo. Non è questa la San Marino che voglio, non è questa la repubblica millenaria famosa in tutto il mondo per la sua immutata tradizione di libertà. Solidarietà va anche espressa al direttore Carlo Romeo, più volte insultato deliberatamente sui social network, per aver denunciato l’uso di questi simboli appena descritti, dimostrando di essere più sammarinese lui di molti altri che in questa terra ci sono nati.
Lorenzo Antonini - Noi Giovani Sammarinesi
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