1° APRILE

Non si smorza l'eco suscitata dai fatti di Via Giacomini. Giornata fitta di interventi e reazioni politiche

Obiettivo del Congresso di Stato: chiarezza assoluta sui fatti. “Quella che deve prevalere – sostiene con fermezza l'Esecutivo - deve essere sempre e soltanto la verità”, verità “appurata da indagini precise e scrupolose, condotte da chi ne ha facoltà e non dalle voci di piazza, da una rabbia scatenata ad hoc per spingere qualcuno a pagare prima ancora che vengano verificate le sue eventuali responsabilità”. “Se qualcuno ha sbagliato – scandisce il Governo - ovviamente dovrà risponderne, prima all’autorità giudiziaria e poi eventualmente sotto il profilo politico, senza sconti o favoritismi di sorta”. Domani la questione sarà affrontata in Congresso con rigore, avvalendosi degli strumenti giuridici e democratici, per conoscere le dinamiche e procedere alle contestazioni di eventuali responsabilità ma lontani da chi strumentalmente giudica e condanna, - rimarcano - e da una insana caccia alle streghe”.
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Mentre nel Paese monta ancora la protesta, il Segretario di Stato per la Sanità, Roberto Ciavatta spiega le circostanze che lo hanno visto partecipare all'evento. Conferma di essere passato per una decina di minuti, intorno alle 17.45, solo per un saluto, e in un momento in cui i locali erano ancora aperti; di essere sempre rimasto all'aperto, sul marciapiede in compagnia del Consigliere di RETE, Daniela Giannoni e a distanza da tutti gli altri presenti; poi alle 18.00 circa di essersene andato. “I verbali della Gendarmeria, - afferma - appena possibile, saranno resi pubblici, ma in quei verbali – precisa - il mio nome non c'è”. Ciavatta sostiene che almeno in sua presenza sia accaduto niente più niente meno di ciò che in generale fanno tutte le persone che camminano per strada e si fermano a chiacchierare tra di loro, ovviamente nei limiti numerici e di orario consentiti. Non nasconde però la preoccupazione per il clima teso che si è creato: “Si stanno rincorrendo – dice - dei passaparola mandati ad arte sui social completamente diffamanti. Dietro c'è una regia che fa leva sul malcontento. Tutto molto pericoloso e irresponsabile in questa fase, una deriva – conclude - di cui qualcuno dovrà rispondere”.

Dopo Spagni Reffi e Arcangeloni di RETE, arriva, intanto, la pubblica ammenda anche del Consigliere di Noi per la Repubblica Gian Nicola Berti: “Se finora ho taciuto, - spiega - è perché ritengo di non aver fatto nulla di sbagliato”. Sostiene che in caso di contestazioni, risponderà come tutti delle eventuali sanzioni amministrative come prevede la legge, ma punta il dito sugli “avversari politici che con i loro giornali speculano su fatti immaginifici trasformandoli in “contagiose” verità. Rivolge infine le scuse ai propri familiari e alla Macelleria del Corso, per ciò che sono stati costretti a subire a causa del ruolo che ricopre, e ai cittadini: “sinceramente dispiaciuto  – conclude - per quanto sia caduto in basso il livello della politica”.

E tra le forze di maggioranza coinvolte con propri esponenti, è Noi per la Repubblica a rompere il silenzio. E' impensabile – stigmatizzano - che i comportamenti di figure istituzionali possano essere contrari a quanto previsto dalle norme. E chiedono ai soggetti coinvolti un’assunzione di responsabilità così che si faccia chiarezza su fatti che se dovessero certificare violazioni di legge non potranno essere archiviati come una leggerezza”.
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