Il finale a tarallucci e vino della questione casinò in Consiglio proprio non va giù a Nuovo Partito Socialista, Popolari, Noi Sammarinesi e Alleanza Nazionale. Tornano a criticare un Governo incapace sui grandi temi. Annunciano un giro nei castelli per spiegare la loro verità sulla Commissione di Inchiesta. Criticano l’ordine del giorno della maggioranza, che non condanna, ma solo censura e deplora, senza fare nomi. E soprattutto si stupiscono dei due partiti che insieme al Psd formano la maggioranza, che prima erano paladini della questione morale, alleanza popolare in testa, e rifondazione comunista, tra i firmatari dell’ormai famoso dossier sui lotti di Valdragone. “cosa li ha fatti cambiare atteggiamento? “ si domandano Augusto Casali, Romeo Morri, Glauco Sansovini, Marco Arzilli e Maurizio Rattini. “La maggioranza ha cercato di eludere fatti date e circostanze, che riconducevano a un protagonista ben preciso: Alvaro Selva e al suo referente politico Fiorenzo Stolfi”. La relazione della Maggioranza riporta solo le testimonianze rese in commissione, senza alcuna considerazione. Denunciano poi tutta una serie di omissis che avrebbero sicuramente fatto più luce. Augusto Casali fa un tuffo nel passato riproponendo vecchie sentenze del ’91, nelle quali Alvaro Selva era stato accusato di aver detto il falso, ma torna prepotentemente al presente leggendo una lettera inviata da Valentino Peri della Trillium gaming a Dominic Alfieri, dell’agosto di quest’anno, nella quale riemergono gli stessi protagonisti della vicenda. Si parla di un Governo stabile di centro sinistra e della possibilità di avere le porte aperte al progetto trillium. Casali mostra anche un documento del novembre 2002, una relazione riservata di Selva a Stolfi nella quale si parla in Austria di incontri tra parlamentari di Forza Italia e austriaci sulla possibile apertura di un casinò a San Marino. Un documento, che tra i diversi allegati e rapporti intercorsi tra san marino Italia e Austria annuncia il cambio dei governo con 20 giorni di anticipo e soprattutto lascia intravedere come il casinò in quell’epoca fosse strettamente legato all’accordo di cooperazione economica.
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