Fervono grandi manovre intorno al voto con cui, domani ad ora di pranzo, la Camera deciderà sulla richiesta di arresto del deputato del Pdl Marco Milanese, coinvolto nell'inchiesta su appalti e nomine del ministero del Tesoro. I deputati saranno chiamati a decidere sull’arresto dell’ex braccio destro di Giulio Tremonti a voto segreto, malgrado le proteste della maggioranza nei confronti dei Gianfranco Fini. Decisivo sarà l'atteggiamento della Lega, che a luglio determinò l’arresto di un altro deputato del Pdl, Alfonso Papa, oggi in carcere. Per questo Berlusconi ha incontrato a lungo Bossi; il Carroccio, però, non ha ancora assunto una decisione. In Transatlantico si sussurra che anche alcuni deputati del Pdl potrebbero approfittare dello scrutinio segreto per votare a favore dell’arresto, come faranno il Pd e l’Italia dei Valori. Se per Milanese, che si è autosospeso dal Pdl pur dichiarandosi innocente, si aprissero le porte del carcere, formalmente non ci sarebbero conseguenze per il governo, ma è chiaro che l’Esecutivo uscirebbe indebolito. Il voto di domani alla Camera, ma anche possibili nuovi provvedimenti per la crescita economica dopo la bocciatura del debito italiano da parte di Standard & Poors sono oggetto del faccia a faccia al Quirinale tra Silvio Berlusconi e il presidente Napolitano, che ha gelato la Lega e le sue sparate secessioniste. Antonio Di Pietro butta benzina sul fuoco: "Prima che ci scappi il morto mandiamo a casa questo governo", dice l’ex Pm scatenando la reazione della maggioranza. E pure Bersani, che oggi ha “sondato” Maroni su un possibile governo tecnico, chiede un passo indietro a Berlusconi “per salvare la dignità del Paese”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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