Pacchetto giustizia: rivisti alcuni aspetti dell’attività giudiziaria
L’effetto più sentito è quello che interviene sulle ricusazioni dei giudizi. Uno strumento a cui, soprattutto negli ultimi tempi, si è fatto ricorso in maniera piuttosto pesante, con il rischio di compromettere seriamente il corretto svolgimento di processi anche delicati. Nelle leggi che compongono il cosiddetto “pacchetto giustizia” si interviene proprio su questo punto. Nell’articolo all’articolo 3 della Legge Costituzionale si stabilisce che il Collegio Garante, quando viene chiamato in causa in materia di astensione e ricusazione dei giudici, possa decidere in composizione monocratica, con l’intervento cioè di uno solo dei saggi. L’articolo 9 della legge qualificata, invece, prevede che il magistrato ricusato possa comunque proseguire nel processo, quando sia evidente che la ricusazione risponda solo al tentativo di allungare i tempi del giudizio. Nella legge ordinaria, sempre sullo stesso argomento, si introduce una sanzione da mille a diecimila euro nel caso la ricusazione venga rigettata o ritenuta inammissibile. A otto anni dall’ultima revisione, si cerca di svecchiare le norme della giustizia, adeguandole in quei passaggi che si sono dimostrati critici o carenti. 4 leggi che, a vario titolo, aggiornano l’azione della magistratura, perseguono l’efficacia della giustizia e il buon funzionamento del tribunale. Si crea il magistrato di primo grado, eliminando le figure del Giudice Conciliatore e del Giudice Amministrativo di primo grado; si tolgono al Consiglio dei XII le residue attribuzioni in materia giudiziaria; si riorganizza il Tribunale Unico; si introduce una incompatibilità per i Magistrati, come quella che a patrocinare cause possano essere famigliari o parenti; si interviene sui tempi per il reclutamento dei magistrati e la durata degli incarichi; si rivedono i requisiti per la nomina del Magistrato Dirigente. Infine si rivede la composizione del Consiglio Giudiziario in seduta plenaria. I testi sono già passati nei vari organi istituzionali del confronto preventivo, approvati dal Congresso di Stato e ora si apprestano al voto in aula consiliare per la loro adozione.
Sergio Barducci
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