Pdcs: la famiglia valore non negoziabile

Pdcs: la famiglia valore non negoziabile.
Se il Vescovo, di fronte all’approvazione dell’Istanza d’Arengo che chiede di riconoscere il permesso di soggiorno anche a conviventi dello stesso sesso, sente “il dovere di coscienza di intervenire” sulla scelta di equiparare le convivenze omosessuali a quelle eterosessuali, riteniamo doveroso prendere sul serio questo richiamo e riflettere insieme sulle conseguenze che tale scelta può significare per la consistenza del nostro tessuto sociale, tanto più quanto questo pare più un tributo al relativismo generalizzato piuttosto che una risposta ad esigenze reali della collettività.
Va fatta chiarezza su cosa chiedeva l’istanza e quindi su ciò che effettivamente il Consiglio ha deliberato. Il nostro Paese non stabilisce alcuna limitazione al fatto che due persone residenti in Repubblica, anche dello stesso sesso, possano coabitare. Nello stesso tempo non esiste nessuna legge che regolamenti la convivenza di fatto, salvo estendere, in alcuni casi, delle prerogative riservate all’unione matrimoniale anche alla convivenza “more uxorio” (cioè fra persone di sesso diverso conviventi “come sposi”). In questo senso la legge n. 118/2010 ha allargato la gamma delle prerogative, consentendo la concessione del permesso di soggiorno per lo straniero (uomo o don-na), qualora venga fatta richiesta da parte di un cittadino o residente, al fine di realizzare una convivenza sempre “more uxorio”.
L’istanza approvata, invece, introduce un elemento culturalmente e giuridicamente assolutamente nuovo: cioè, che tale permesso, possa essere concesso anche quando a richiederlo sia una persona dello stesso sesso, e che il rapporto venga equiparato in tutto e per tutto alle convivenze “more uxorio” (come sposi).
Dall’enfasi che le organizzazioni omosessuali hanno dato alla deliberazione, e dagli interventi del presidente di LGBT Pazzini, sembra chiaro che l’obiettivo dei proponenti non sia dunque la semplice possibilità di coabitazione per una coppia omosessuale, ma il riconoscimento implicito da parte della Repubblica di San Marino della convivenza fra persone dello stesso sesso, assimilandola alla convivenza more uxorio.
Di fronte a questa pretesa, il PDCS, che già nel corso della discussione aveva espresso la sua contrarietà all’accoglimento dell’istanza così come formulata, riafferma le inevitabili contraddizioni di ordine pratico e giuridico che dovranno essere affrontate, e sostiene la necessità di una profonda riflessione prima di legiferare in tal senso. Inoltre, ribadisce il valore nono negoziabile che la Famiglia (eterosessuale e monogamica) riveste quale cellula fondamentale per la società civile e per il diritto naturale, oltre che per la tradizione cattolica e popolare, patrimonio identitario della nostra Repubblica.

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