Il percorso delle riforme istituzionali parte da lontano, così come l’impegno del nostro partito. Un tema sul quale la DC interviene rispondendo anche, seppure indirettamente, a Ernesto Benedettini, critico verso una ipotetica impostazione che non gli piace. I primi risultati ottenuti – rileva il PDCS - sono stati quelli del 1974, con l’adozione della carta dei diritti, rafforzati poi nel 2002 con la nuova stesura, e oggi siamo in procinto di vedere attuata un’altra fase significativa. L’aggiornamento del 2002, infatti, era finalizzato al perfezionamento della riforma delle istituzioni; non a caso da quell’intervento è nato il Collegio Garante per la Costituzionalità delle Norme e, successivamente, il nuovo ordinamento giudiziario. Ora si riparte per ricercare un maggior equilibrio dei poteri, circoscrivere le responsabilità del Congresso di Stato, definire i rapporti con la Reggenza da una parte e il Consiglio Grande e Generale dall’altra. Insomma per la DC è fondamentale ricercare un nuovo assetto istituzionale ma questo deve collocarsi nel solco della storia politica e istituzionale del Paese. Nuove regole che aggiustino e adeguino senza stravolgere però quello che di buono si è manifestato. La bozza elaborata trova il massimo appoggio della democrazia cristiana che chiede però una condivisione allargata. “Non è una questione che riguarda solo la maggioranza - spiega il Segretario, Pier Marino Menicucci – ma deve coinvolgere l’intero arco parlamentare. Ogni intervento costituzionale – aggiunge – deve vedere tutte le forze impegnate per adottarlo e il nostro auspicio è che possa raccogliere un consenso che vada anche oltre ai due terzi dell’assemblea consigliare previsti per legge. Di qui l’impegno della DC nella ricerca di quel punto di mediazione che consenta di proseguire sulla strada già intrapresa delle riforme istituzionali.
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