REFERENDUM IVG

Pdcs: un NO che si fonda su elementi oggettivi, “usare la ragione per non votare con la pancia”

Per il Pdcs ci sono ragioni oggettive per votare NO domenica al referendum sull'aborto, sia sul piano giuridico, sia su quello scientifico, sia dal punto di vista dell'esperienza umana che le persone hanno vissuto – spiega in apertura della serata pubblica di ieri a Murata, il vice segretario Manuel Ciavatta. Questo come premessa per fornire strumenti oggettivi onde evitare “un voto di pancia a beneficio di un voto il più possibile consapevole”. Viene quindi illustrato come la scienza sia “tutta a favore di evidenze secondo le quali la vita inizi dal concepimento”. “Nell'embrione c'è già tutto di noi – osserva Samanta Manoni, medico anatomopatologo – il patrimonio genetico è già formato, ciò che cambia non è la sostanza ma la forma. Di fronte ad una diagnosi pre-natale che indichi anomalie, quello che dobbiamo fare – aggiunge - è sostenere la maternità, specialmente dal punto di vista psicologico, laddove spesso è proprio la solitudine che porta le donne ad arrendersi decidendo di non portare avanti la gravidanza. San Marino deve farsi garante della Vita”.

L'avvocato Salvatore Di Grazia propone un approfondimento giuridico mettendo in relazione il quesito, ritenuto ambiguo, alla legge italiana dalla quale è desunto. Ritiene che “nella n.194 ci sia il trionfo dell'ipocrisia e della falsità: nelle finalità, nella funzione dei consultori; in pratica, - sostiene - pur negandolo nelle enunciazioni di principio, la norma è finalizzata al controllo delle nascite, non certamente alla persuasione a non abortire”. Si focalizza poi sull'assenza della figura del padre, che non può intromettersi in alcun modo nella questione IVG, e la situazione delle minori che possono abortire per autorizzazione del giudice tutelare. Elementi che la stringatezza del quesito non contempla ma su cui il Consiglio Grande e Generale – ricorda - sarà chiamato ad esprimersi”.

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“L'aborto in Italia è vera scelta? - domanda invece Enrico Masini, bioeticista – La risposta: No, è una richiesta, che non viene mai sondata”. “Molte – racconta – le donne che hanno abortito e che si sono rivolte al servizio maternità difficile e vita della Comunità Papa Giovanni XXIII. Perché venire da noi sapendo come la pensiamo? Perché – afferma – cercano aiuto da chi le può capire in quel che loro stesse hanno compreso della loro sofferenza”.

La vice capogruppo Alice Mina, in conclusione, guarda oltre, al dopo-voto sia che vinca il Sì sia che si affermi il No, e soprattutto alla grande responsabilità della politica, al ruolo di peso che la Dc dovrà avere nel percorso legislativo. A difesa della Vita la problematica va affrontata a monte, “occorre concentrarsi sul “prima” - dichiara -, vanno create ulteriori politiche di sostegno alla genitorialità, centri di ascolto, rete assistenziali per le madri. Tanto ancora manca”.

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