Pensioni, Ciavatta: "Riforma di cui andare orgogliosi"; Sindacati: "La partita non è chiusa"

Pensioni, Ciavatta: "Riforma di cui andare orgogliosi"; Sindacati: "La partita non è chiusa".

Non è una riformina ma una riforma di cui l'Aula debba andare orgogliosa”. Il Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta risponde così alle accuse delle opposizioni di interventi sulle pensioni di corto respiro. “Vedremo nei prossimi tempi – afferma - se sarà nelle condizioni di garantire una certa stabilità al fondo pensione. Ovvio che nessuna Riforma pensionistica può essere definitiva. Stanno discutendo in questi giorni anche in Italia di una riforma che vada esattamente nella stessa direzione. È ovvio che sono tante le dinamiche che influenzano l'andamento dei fondi pensione, per cui - sulla base di un rilancio dell'economia e di una serie di altre variabili - necessariamente e sempre si dovrà tenere d'occhio la riforma per eventuali nuove modifiche.È la ragione per cui abbiamo introdotto un tavolo di monitoraggio permanente”.

Mentre sul prelievo fisso dai fondi: “In questa fase – continua Ciavatta - avevamo il dovere di prelevare dal fondo per garantire, senza un'eccessiva tassazione della popolazione che sarebbe deleteria, il mantenimento del sistema pensionistico in vista delle prossime riforme, delle prossime modifiche che non credo arriveranno subito, ma mi auguro non avvengano troppo tardi come in questo caso, perché serve una politica che si prenda carico delle responsabilità che ha, ed è passato troppo tempo dal 2011 al 2022”. Lo sciopero non ha sortito l'effetto sperato dai sindacati: “Evidentemente – commenta Enzo Merlini della Csdl - nella maggioranza è prevalsa l'idea che non si dovesse dare soddisfazione alla piazza considerando l'arrivo delle prossime riforme”. Fa notare come i capigruppo avessero riconosciuto le ragioni delle forze sociali su punti come rivalutazione del 3%, prelievo dei fondi e richiesta di anticipare la pensione per le donne con più figli. “E' in malafede – attacca – chi, come Gatti, ci accusa di aver contestato il mancato confronto per l'intera riforma. Ovviamente ci riferivamo – chiarisce – a Fondiss e agli articoli introdotti all'ultimo momento”. La battaglia però non si ferma: “La partita non è chiusa” - continua Merlini – “vedremo se le dichiarazioni di disponibilità verranno confermate in altre circostanze”. Il Governo ha purtroppo tirato dritto sulle pensioni – gli fa eco Gianluca Montanari della Cdls - ma se intende fare la prova di forza su altri temi come contratti e carovita, sappia che non serve al Paese. Occorre invece aprire un tavolo di confronto dove si possa perlomeno iniziare un percorso di responsabilità economica e sociale”.
Sulla riforma pensioni si pronuncia anche UDS, definendola una legge che penalizza le donne. "L’innalzamento a quota 103 – scrive - riversa sulla pensione la conseguenza di una carriera lavorativa che ha - a livello statistico - minore occupabilità, maggiore discontinuità contributiva, minori avanzamenti di carriera e retribuzioni mediamente più basse degli uomini”. Di altro tenore il PDCS che rimarca, dal canto suo, come la revisione del sistema previdenziale non fosse più procrastinabile. Rileva “l’attenta gradualità degli interventi, volta ad assicurare una maggiore sostenibilità del sistema” e a garantire “l'equità delle prestazioni”. “Ovviamente – conclude - è necessario potenziare il secondo pilastro, far rendere i fondi pensione per la sostenibilità presente e futura del sistema e mantenere nel tempo il potere di acquisto”.

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