Il dibattito sulla politica estera è arrivato al giro di boa in Consiglio Grande e Generale. Circa la metà degli iscritti a parlare ha espresso le proprie considerazioni in merito, principalmente, alla bozza di accordo di cooperazione economica inviato alla Farnesina. Critiche, come noto, le forze di opposizione che lamentano un mancato passaggio in aula parlamentare del documento prima di sottoporlo alla controparte. Uno scavalcamento – sostengono – del ruolo del Consiglio Grande e Generale. Obiezioni alle quali il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Fabio Berardi, ha replicando evidenziando come il testo della bozza di accordo sia in linea con quanto stabilito nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio nell’ottobre del 2002. La trattativa – ha aggiunto -è avviata sulla scorta degli elementi contenuti nella prima lettera del 21 marzo 2002 e del piano di risanamento dell’ottobre dello stesso anno. Non sono mancate osservazioni anche nel merito della proposta, come la contestata assenza di riferimenti alla questione dei lavoratori frontalieri e l’inserimento di San Marino nella White List. Berardi risponde che questi aspetti sono state trattati nell’accordo contro le doppie imposizioni fiscali e quindi non potevano essere nuovamente inseriti in questo documento. Per tutti e due gli aspetti – ha detto - ci sono impegni precisi e si dovrà attendere l’entrata in vigore di quell’accordo. Comunque – ha precisato – non si è mai mancato di richiamare la parte italiana al pieno rispetto delle intese già sottoscritte. La negoziazione con la Repubblica italiana è avviata – ha aggiunto - ma questo non pregiudica la possibilità di aggiustare o integrare il documento. Nella sua relazione il responsabile della politica estera ha spaziato toccando anche i punti che riguardano il rapporto con l’Ocse, gli impegni per la lotta al terrorismo e al riciclaggio, lo sviluppo delle relazioni con l’Unione Europea. La novità principale di questo Governo – ha dichiarato – è l’impegno a promuovere un’azione di progressiva integrazione con l’Unione Europea anche attraverso uno studio relativo all’opportunità di un’eventuale adesione. 10 dei 40 paesi ai quali si è chiesto di definire accordi contro le doppie imposizioni – ha rivelato – hanno già dichiarato formalmente il proprio interesse ad avviare una trattativa. La prima è già aperta con l’Austria.
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