Politica italiana: maggioranza in affanno dpo l'arresto di Papa
Maggioranza in affanno il giorno dopo il voto della Camera che ha concesso l’arresto di Alfonso Papa. La Lega, che ieri a voto segreto è stata determinante perché si aprissero le porte del carcere per il deputato del Pdl, torna a farsi sentire, scatenando forti fibrillazioni. Il Carroccio, che sabato inaugurerà alla Villa Reale di Monza le sedi decentrate dei suoi ministri, non vuol votare in Senato il decreto di proroga delle missioni militari all’estero, il cui esame slitta alla prossima settimana. E Umberto Bossi domani non dovrebbe partecipare al Consiglio dei ministri che approverà una riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari e l'istituzione del Senato federale. Da Via Bellerio fanno sapere che il Senatur avrebbe subito un’operazione di cataratta; ma c’è chi sostiene che Bossi, alle prese con i contrasti interni al partito ed i nuovi equilibri a cui lavora Maroni, vorrebbe spostare in avanti il chiarimento con Berlusconi. E il premier, dopo il voto alla Camera su Papa, penserebbe ad un rimpasto di governo ben più profondo della semplice sostituzione di Angelino Alfano al ministero della Giustizia. Mentre Bersani e Casini dicono che la maggioranza ormai non c’è più, Berlusconi teme l’”aria da 1992”, quella che spirava durante Tangentopoli. E in qualche modo gli dà man forte il presidente Napolitano, che invita i giudici ad evitare "condotte che fomentino l'ormai intollerabile scontro tra politica e magistratura". Il capo dello Stato sottolinea che le intercettazioni vanno usate solo in casi di “assoluta indispensabilità” e che non ne vanno divulgati i contenuti.
Da Roma Francesco Bongarrà
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