Politica italiana si fa largo l'ipotesi del voto anticipato
Il referendum per il ritorno alle preferenze agita maggioranza e opposizione, mentre si fa sempre più strada l’ipotesi del voto anticipato. Il Partito democratico dedica praticamente l’intera direzione al tema della riforma elettorale. “Il nostro orizzonte sono le elezioni ma non ci sottrarremo ad un governo che aiuti a fare una nuova legge elettorale e a uscire dalla crisi”, dice il leader Bersani, che chiede le dimissioni di Berlusconi ma viene attaccato dalla minoranza del partito. Ragionamento analogo da Di Pietro, che però subordina la riforma elettorale al varo di un codice etico che impedisca di candidarsi a chi ha conti aperti con la Giustizia; “se no meglio votare subito”, sostiene l’ex Pm. E per il voto al più presto si dichiarano anche Casini e Fini: per il presidente della Camera la riforma elettorale è importante ma tornare alle urne è “ineludibile”, perchè "il governo di centrodestra è inadeguato per andare avanti". Ma Berlusconi non ci sta. "Non mi sto interessando della legge elettorale. Quello che mi sta a cuore in questo momento è continuare a lavorare per portare l'Italia al riparo dall'attacco al nostro debito e fuori dalla crisi", si smarca il presidente del Consiglio. Il premier attacca il teatrino della politica, accusa l’opposizione di pensare solo alla sua poltrona invece che alle riforme e annuncia per metà mese un nuovo decreto anti-crisi. Ma Berlusconi starebbe lavorando ad una svolta populista per recuperare consensi in vista del voto: un nuovo partito che cavalchi l’antipolitica e lo affranchi dagli ex di Dc ed An ma anche dalla Lega, che vede la leadership di Bossi sempre più in affanno.
Da Roma Francesco Bongarrà
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