La politica risponde ai medici

I medici chiedono risposte alla politica e la loro lettera diventa protagonista del confronto in Aula. Il documento sottoscritto da 80 medici elenca i problemi legati alla gestione e al fabbisogno del personale Iss e chiede una sanità pubblica con regole differenti da quelle della pubblica amministrazione. Così il Consiglio approva, con 32 voti a favore, 5 contrari e 6 astenuti, le modifiche che permettono di stipulare contratti della durata di 3-5 anni per dare maggior continuità all'operato dei medici. Nel confronto tengono banco, ancora una volta, le questioni legate alla libera professione, con chiavi di lettura opposta tra chi aveva appoggiato il referendum e chi invece si era schierato dalla parte del no. A dar fuoco alle polveri è il capogruppo di Ap. Lasciamo le cose come sono e i medici se ne andranno, dice Mario Venturini, in opposizione al capogruppo di Rete. Non mi pare, ha detto Roberto Ciavatta, che la loro sia la prima emergenza sociale, ricordando i 1.800 disoccupati del Titano. La lettera dei medici ha però portato al centro del confronto anche la richiesta di una maggiore autonomia dell'Iss dalla politica e dalla Pa. Mussoni auspica un ordine del giorno e la maggioranza trova la condivisione del partito socialista e dell'Upr su un testo che “finalmente - dice il Segretario alla Sanità – sancisce un impegno politico forte e riconosce la necessità di un percorso condiviso”. Il documeno sancisce l'adozione del fabbisogno Iss, di nuove retribuzioni e la stabilizzazione attraverso concorsi. Chiede anche soluzioni e proposte per regolamentare l'esercizio della libera professione, nel rispetto dell'esito referendario. Un percorso che Mussoni dovrà presentare ai gruppi consiliari entro settembre. Intanto il Segretario alla sanità torna a chiedere "il coraggio di cambiare non solo nell'Iss ma in tutto il settore pubblico allargato". Una strada la indica il vice segretario della DC. “Uno dei limiti organizzativi della Pa è il fatto che ci sia un unico contratto per persone che fanno mestieri diversi”. Questo non significa, per Luca Beccari, che bisogna arrivare a una giungla contrattuale. Ma, anticipa, non mi stupirei se si arrivasse ad un contratto-quadro generale e ad una serie di sotto-contratti di settore che specificano le professioni cui si darebbe dignità evitando il gioco al rialzo.

Sonia Tura

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