Primarie: a Bersani il primo round, domenica ballottaggio con Renzi

Primarie: a Bersani il primo round, domenica ballottaggio con Renzi.
Mentre il Senato sostanzialmente affossa la legge sulla diffamazione bocciandone il primo articolo, la sfida per la leadership del centrosinistra riparte con Renzi sotto di nove punti rispetto a Bersani, ed è subito battaglia sulle regole e sui conteggi dei voti. Renzi sostiene di aver preso più consensi di quelli che gli sono stati effettivamente attribuiti, con un distacco inferiore tra il sindaco di Firenze ed il segretario del Pd. Nichi Vendola, che ora è l’ago della bilancia della consultazione, alza il prezzo offrendo un appoggio condizionato a Bersani. Ma il segretario, che definisce “incoraggiante” il proprio risultato, lancia una stoccata a Monti ricordandogli che “per l’Italia il peggio non è ancora alle spalle”, e al leader dell’estrema sinistra manda a dire che non ci sono “né tavoli né bilancini”. E che non ci saranno accordi sottobanco lo puntualizza Enrico Letta; anche se Renzi chiede di far votare al ballottaggio pure chi non si era registrato al primo turno. E se Berlusconi lascia col fiato sospeso su una propria lista e spiazza il Pdl che però non intende fare marcia indietro sulle primarie, Monti conferma lo “stato di guerra” contro gli evasori, auspicando per i prossimi governi un “cambiamento della cultura politica ed economica del Paese”: concetti che fanno il paio con quelli espressi dal presidente Napolitano, che davanti alle “prossime settimane dense di impegni in Parlamento” chiede ai partiti di “evitare passi falsi che rischierebbero di appannare la ripresa di fiducia nell'Italia”, impegnandosi invece in “un largo e responsabile sforzo per consentire una costruttiva conclusione della legislatura”.

Da Roma Francesco Bongarrà

Le Marche si schierano con il sindaco di Firenze, che ha raccolto il 42% dei voti, battendo il segretario del Pd Bersani, fermo al 41%. Renzi si e' clamorosamente affermato nella provincia più 'rossa' della regione, Pesaro Urbino con il 45% contro il 41% di Bersani. In Emilia Romagna, il segretario del Pd non ha raggiunto la maggioranza assoluta: i dati definitivi lasciano Bersani al 48% mentre Matteo Renzi arriva al 38%.

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