E’ stato il primo passaggio delle spinosa questione che attraversa il PSD. Il tentativo di capire le ragioni che hanno portato alle tensioni sfociate nelle dimissioni di Presidente e Segretario politico. Un primo confronto ristretto in attesa del giorno della verità, fissato per domani con la convocazione del Consiglio Direttivo. E’ al parlamentino del PSD che Paride Andeoli e Patrizia Busignani dovranno esporre le ragioni della loro scelta, le motivazioni che hanno portato il PSD ad un passo da quella rottura che di ora in ora appare sempre più ineluttabile. Alla segreteria Andreoli ha esposto le insofferenze verso atteggiamenti che non ha condiviso, manifestato il proprio malessere per una situazione che giudica insostenibile. Un confronto sereno e pacato, lo definiscono i protagonisti, ma non vanno oltre con i commenti. I 100 rappresentanti del consiglio centrale dovranno affrontare i contrasti nati sulle strategie politiche, pronunciarsi sulla sbandierata apertura al centro, affrontare il destino della coalizione Riforme e Libertà, tutt’altro che certo e il futuro del Partito dei Socialisti e dei Democratici, che appare oramai incamminato sulla strada della scissione. Non lo accettano i ragazzi del movimento giovanile, che puntano il dito su logiche di corrente che prevalgono su quelle unitarie. “Si privilegiano fratture che sembravano superate – scrivono in una nota - e identità che parevano amalgamate”. Si appellano alla responsabilità dei consiglieri, soprattutto quelli più giovani, chiedendogli di abbandonare vecchie logiche e favorire un ragionamento unitario. Quello che vogliono è un partito plurale, ma unito e coeso. Ritengono indispensabile un rinnovamento della classe dirigente ma solo se questo avverrà abbandonando i vecchi schemi. E si aspettano che il rinnovamento nasca dal basso e non dai leader, per continuare a coltivare disegni e schemi che appartengono al passato.
Sergio Barducci
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