Processi più corti o via al risarcimento: portato in prima lettura il pdl della Segreteria Giustizia
L'obiettivo del progetto di legge, come spiega il Segretario alla Giustizia Ugolini che l'ha presentato, è “responsabilizzare entrambe le parti, avvocati e magistrati, ed evitare così ricorsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo"
Meno ritardi nei processi e risarcimento se non si rispettano i tempi stabiliti. L'obiettivo del progetto di legge, come spiega il Segretario alla Giustizia Ugolini che l'ha presentato, è “responsabilizzare entrambe le parti, avvocati e magistrati, ed evitare così ricorsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo e derivanti sanzioni. Si forniscono gli strumenti acceleratori – conclude il Segretario – e si definisce il perimetro della ragionevole durata del processo”.
Nello specifico, per i giudizi civili e penali si sfora il limite dopo tre anni in primo grado, due anni in appello e un anno in terza istanza. Nei processi amministrativi un anno per ogni grado. Le tempistiche si considerano comunque rispettate se non si superano i sei anni complessivi nei primi due casi e tre anni negli amministrativi. Lo Stato ha l'obbligo di adoperarsi per assicurare tempistiche più brevi, ma spetta anche alle parti mettere in pratica rimedi preventivi: ovvero proporre al giudice un'istanza di accelerazione, almeno sei mesi prima dei termini sopraccitati.
Se nonostante ciò si sforano i tempi, le parti possono chiede un'equa riparazione: una somma di denaro tra i 400 e gli 800 euro per ciascuno anno (o almeno sei mesi) oltre la scadenza. Contro la sentenza di riparazione può essere proposto un reclamo entro dieci giorni e la decisione del giudice d'Appello non è più impugnabile. Ma se la domanda viene dichiarata ingiustificata, la parte che l'ha proposta può essere condannata a pagare tra i mille e i 5mila euro di spese giudiziarie.
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