Prosegue in Aula il confronto sulla crisi politica

La crisi politica è aperta ma l’iter istituzionale non è ancora stato avviato. E l’Aula si confronta anche sulle sorti della riforma fiscale. I capigruppo delle forze che restano nel Patto propendono per metterla ai voti in questa sessione. Per le opposizioni, a cui si aggiungono le forze fuoriuscite dalla maggioranza – Nps e Moderati – passare all’esame della riforma, incluso l’ordine del giorno concordato tra governo e Csu, rappresenta una forzatura istituzionale.
Resta da verificare la posizione del Psd che attende di vedere quali elementi emergeranno dal dibattito sulla crisi politica. Se c’è ancora una disponibilità a trovare quell’equilibrio distrutto dalla commissione finanze, aveva anticipato Claudio Felici, siamo in condizioni di votare questa riforma. Dice no Marino Riccardi che chiede di fermare le bocce e andare subito alle elezioni anticipate.
Non la pensa così Stefano Macina che afferma “continueremo a portare i nostri contributi per rendere il più breve possibile il periodo di transizione e dare vita ad una alleanza politica capace di riattivare la ripresa economica”. Sinistra Unita invece chiede di aprire formalmente la crisi e poi verificare come rispondere alle richieste degli organismi internazionali, estrapolando i passaggi contenuti nella riforma fiscale. Sul fronte opposto dc, Lista della libertà e Alleanza Popolare. Le beghe politiche sono diventate le beghe del Paese, dicono. La riforma fiscale è indispensabile per normalizzare i rapporti internazionali e per portare alla luce i redditi sommersi.
Molto critica, soprattutto con il suo partito Silvia Cecchetti. La crisi, afferma, si è aperta per una battaglia tra bande fatta sulla pelle dei cittadini e portata avanti da una classe politica miope. Mi auguro, dice, che l’immagine fresca e sana del psrs prenda le doverose distanze. Irresponsabili, per il suo capogruppo Paolo Crescentini, sono quelli che sostengono un esecutivo che finora hanno criticato non per il bene del Paese, come dicono, ma per avere un posto al sole nel prossimo governo. E’ stata la maggioranza, sottolinea Ap, a proporre questa discussione, accolta con 41 voti a favore nonostante il tentativo di Paride Andreoli di bloccarla chiedendo il voto segreto.
Ma giovani socialisti come Massimo Cenci e Silvia Cecchetti, hanno già preso le distanze dal vecchio teatrino della politica. Andrea Zafferani giudica legittima la scelta di chi si è sentito escluso dalla nuova alleanza che si andava costruendo. Ma, dice, meglio evitare le elezioni per raggiungere gli obiettivi possibili, viste le importantissime scadenze che il Paese ha davanti. Anche Gabriele Gatti invita a pensare a soluzioni straordinarie e tempestive.
L’Italia, dice, ha messo insieme le più grandi forze politiche. E anche per il prossimo futuro invita a lavorare per una maggioranza ampia. L’Upr torna a indicare la scelta di un governo di emergenza per accompagnare il Paese a fine legislatura e prendere scelte urgenti e di prospettiva. Le dimissioni del governo, assicura Valeria Ciavatta, sono dietro l’angolo. Nessuna lungaggine, ma anche per le elezioni anticipate ci sono tra 60 e 90 giorni per le convocazioni. I percorsi della crisi, sottolinea il Segretario agli interni, oggi sono più blindati di ieri. Nel suo percorso istituzionale la crisi è politica ma non ancora di governo. Una volta aperta formalmente la Reggenza avvierà le consultazioni. Di fatto le elezioni si potrebbero evitare solo se 30 consiglieri eletti nel Patto decidessero di tornare insieme. Cosa che appare alquanto difficile.

Sonia Tura

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