Protagonisti della giornata consigliare una maggioranza sempre più divisa e la questione morale

Protagonisti della giornata consigliare una maggioranza sempre più divisa e la questione morale.
Due i protagonisti nell’avvio di questa lunga maratona parlamentare: le divisioni, ormai conclamate, in maggioranza e la questione morale. Debutta la prima con Francesca Michelotti che porta in Aula una richiesta del Tribunale al Consiglio dei XII. “Si sta profilando, afferma, l’ennesima questione morale a carico di un importante esponente della maggioranza che ricopre un incarico di governo”. La magistratura ha chiesto il più assoluto riserbo. La rappresentante di Sinistra Unita non fa nomi ma parla della liquidazione coatta di una fondazione e delle anomalie riscontrate dal nuovo liquidare che, su un conto corrente avrebbe trovato movimenti così frequenti e importanti da far presumere attività non confacenti a quella di una fondazione che, come noto, non può avere fini di lucro. Un intervento scorretto, interviene la Reggenza ricordando che in Consiglio dei XII si era deciso di mantenere l’informazione riservata. Il Consiglio dei XII, replica Sinistra Unita non ha la competenza politica per gestire in modo esclusivo questa vicenda. E, sottolinea Ivan Foschi tirando in ballo anche le dichiarazioni ascoltate al processo Scaramella, il confine fra riservatezza e omertà diventa molto labile. Chiede di vedere gli atti Maria Luisa Berti che prende la parola dopo la comunicazione – fatta da Paolo Crescentini – della nascita del gruppo consiliare del partito socialista. Durissimo l’intervento della rappresentante di Noi Sammarinesi. Si vuol far cadere il governo, accusa per fermare le indagini e il lavoro della commissione antimafia. Ci dissociamo, dice, da queste logiche perverse e chiediamo di mettere a disposizione dei consiglieri il lavoro svolto dall’antimafia che, in caso di crisi di governo, rimarrebbe chiuso nei cassetti. Si associano all’appello la presidente del Psd Denise Bronzetti e Massimo Cenci di Nps. Qualora ci fosse la chiusura anticipata della legislatura gli atti, sottolineano, devono essere trasmessi al Consiglio. Oggi le prove ci sono, dichiara Alessandro Rossi. A bloccarci è la paura, perché certe persone sarebbero già state cacciate dai loro partiti. Intanto si scontrano Arzilli e Casali, con il Segretario all’industria che si appella alla coscienza dei consiglieri e dice: decidiamo quando andare a votare ma prima mettiamo in sicurezza il Paese e non alcune persone. E’ Arzilli, replica il Segretario alla giustizia, a non avere più alcuna fiducia in questa maggioranza e le lezioni che cerca di impartire sono fuori luogo. Tutte le decisioni, assicura, saranno prese alla luce del sole e senza imboscate prima delle elezioni. Gabriele Gatti definisce l’intervento di Arzilli “un sermone inaccettabile” mentre da atto a Casali di avere fatto per la trasparenza e la giustizia “più di quello che umanamente si può fare”. Non la pensa così Teodoro Lonfernini che definisce “sacrosante” le parole di Arzilli e a Casali replica “i problemi non sono i progetti - sacrosanta la ricostituzione del partito socialista - ma le persone, che sono fuori moda e fuori tempo”. Alleanza Popolare insorge contro le accuse di codardia. Perché non aspettate due mesi, quando sarà pronta la relazione conclusiva della Commissione antimafia per vedere se la classe politica insabbia o se è capace di riformare se stessa?, chiede Mario Venturini che, sulla vicenda Scaramella sottolinea “riguarda una forza politica non tutto il Consiglio”. Le crisi, dice a Casali, si aprono in Aula e chi afferma che il Patto è morto deve agire di conseguenza. Il confronto si chiude con un ordine del giorno, presentato da Ap e aperto alla firma di tutti, per impegnare il Consiglio a garantire che il lavoro della commissione antimafia giunga a conclusione anche in caso di crisi di governo.

Sonia Tura

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