Un documento che guarda al futuro, per allargare al centro i confini della coalizione, e che parte con una analisi amara del recente passato. La risoluzione che chiude l’Assemblea congressuale dei socialisti e dei democratici si sofferma sull’instabilità dei governi degli ultimi anni e ricorda che neppure la maggioranza di centrosinistra – anche a causa dei continui stop imposti da Alleanza Popolare – è stata in grado di affermare un nuovo modello di sviluppo. Poi il Psd fa autocritica. ”Come partito più grande e responsabile – scrive - non abbiamo avuto sufficiente determinazione e coraggio per imprimere la nostra azione politica, indicata dal Congresso e manifestata anche dagli organismi interni. Questa debolezza, sottolinea il documento, ha frenato le potenzialità riformatrici presenti nella maggioranza e nel programma di Governo.” Di qui la scelta di rilanciare la politica del Psd, cominciando dalla revisione del Progetto per San Marino, in vista del Congresso generale. Riconfermata la scelta di distinguere la politica dell’alleanza e dell’alternanza, da quella dell’alternativa, ricercando affinità con le forze che intendono investire in un progetto comune. Il Psd indica come obiettivo quello di allargare i confini della coalizione in cui continua a collaborare con Sinistra Unita, i Democratici di Centro e i Sammarinesi per la Libertà, alle forze politiche del centro, di matrice socialista, liberale e cattolica. Una apertura chiara – sottolinea il Psd – che allo stesso tempo boccia l’operato del Governo, contraddistinto – afferma – dalla mancanza di un progetto complessivo e da una pericolosa deriva autoritaria.
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