Il Psd vuole convincere SSD ad appoggiare l'alleanza con la Dc mentre Celli registra nome e simbolo
Non è più un mistero, le fazioni nel Psd hanno nomi e cognomi: da una parte Iro Belluzzi che ha la maggioranza, dall'altra Giuseppe Morganti. Ma c'è anche un'area di mezzo, sei astenuti che se volessero, pur non ribaltando il risultato, potrebbero spostare gli equilibri. Poi c'è il Capogruppo Gerardo Giovagnoli, l'uomo della mediazione, che con instancabile diplomazia sta cercando di evitare la rottura. Ci riuscirà? “L'unità del partito non dipende solo da me – dice - anche se la logica suggerisce che uniti si è in grado di tramutare progetti in realtà”. E' convinto che la costruzione della coalizione debba passare attraverso chi possa rendere possibile riforme e cambiamento e che sia compatibile con il progetto SSD “ma – aggiunge - nessuno ha il potere di determinare volontà o preferenze altrui, per cui non posso garantire che effettivamente andrà così”. Ieri nella riunione di Segreteria e Gruppo Consiliare nessun pugno sul tavolo né voce grossa. C'è chi se li aspetta domani sera, in Direzione. Si discuterà delle dimissioni della Lazzarini ma non c'è alcuna intenzione di rimettere in discussione la linea passata a maggioranza. E' stato invece deciso che quella linea venga presentata a SSD. L'incontro è in corso. L'obiettivo è convincere Sinistra Socialista Democratica ad appoggiare l'alleanza con la Dc. Il picche è nell'aria, anche perché appare ormai chiara la strada dell'alternanza. Preso atto di questo, nel Psd qualcuno si troverà ad un bivio. Intanto già registrato il simbolo SSD. Lo ha fatto Simone Celli. “Non vuole essere né una primogenitura né proprietà esclusiva – spiega - ma un patrimonio da condividere con tutti coloro che in questo progetto si sono impegnati e che vogliono continuare a farlo”. Insomma, “nessun sotterfugio né atto ostile ma la volontà di mettere in sicurezza il simbolo di un progetto politico in vista dell'appuntamento elettorale, così come stanno facendo legittimamente anche gli altri”. Deposita anche RED, acronimo di Riformisti e Democratici, una delle opzioni lanciate in fase di studio e che, non lo nasconde, gli piaceva particolarmente. Chiarisce però che al momento non è associabile ad alcuna iniziativa politica. Il progetto in cui Celli e Labdem credono fermamente e sul quale hanno investito in termini politici rimane SSD, che – sostiene - “deve andare avanti indipendentemente dalle scelte del Psd”.
Monica Fabbri
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