Questione morale. Il Consiglio si divide sulle soluzioni
La politica è in grado di processare se stessa? Ce lo diranno i prossimi due mesi. Il termine è stato ribadito dal capogruppo di Alleanza Popolare. “L'accordo in maggioranza è per due mesi”, sottolinea Mario Venturini. Poi, se le visioni non concorderanno, Ap si sentirà libera di andare per la propria strada. Per noi, ricorda Mario Venturini, bisogna dare vita ad un nuovo governo, un governo di svolta. Le dimissioni del Segretario alle finanze, rimarca, non rappresentano la risposta adeguata alla questione morale. Serve la legge di bilancio e per questo, assicura, voteremo il sostituto di Felici. Da subito si apre la verifica sull'operato del governo e della maggioranza che si concluderà a fine anno. A Rete, Civico 10 e Sinistra Unita che domenica invitavano Ap a tenere duro replica:”ci hanno lisciato il pelo dopo averci definito complici e omertosi.” Ricordando che Ap non viene minimamente sfiorata nella questione morale, Venturini chiede ai partiti tradizionali di assumersi la responsabilità oggettiva del loro operato negli ultimi 20 anni e apprezza, per questo, l'intervento di Simone Celli. Il segretario socialista ha avuto riconoscimenti trasversali, da Civico 10 a Noi Sammarinesi, al Psd. Il problema della questione morale, aveva detto ieri sera Celli, è sistemico. L'Aula deve interrogarsi su come la politica possa recuperare credibilità di fronte a una cittadinanza disorientata. Senza una reazione coraggiosa c'è il rischio che il vuoto venga occupato dal populismo e dalla demagogia oppure da poteri occulti e logge massoniche che non hanno a cuore gli interessi del Paese. L'avvicendamento a Palazzo Begni rappresenta una soluzione di respiro corto sul piano politico. Da tempo, ricorda, chiediamo di mettere in campo progetti politici all'insegna della responsabilità nazionale. Ci hanno detto che volevamo essere la stampella del governo. Gli interessi del Paese vengono prima di tutto, ha concluso Celli. Tra chi vuole distruggere e chi vuole costruire noi vogliamo stare con i secondi. Prende le distanze Federico Pedini Amati. “Una parte del partito socialista non è disposta a sostenere questa maggioranza”, afferma. Come 20 anni fa si prova a formare governi sottobanco con i solidi 2 o 3 che decidono per tutti. “Per noi bisogna andare subito alle elezioni ma la scelta di Ap ha il pregio di chiedere una forte discontinuità di governo e di porre un termine a questa agonia”, è il commento di Andrea Zafferani. Civico 10 chiede di concordare un percorso con le opposizioni sulle priorità da affrontare nella legge di bilancio per poi andare alle elezioni con una classe dirigente profondamente rinnovata. L'allontanamento di persone con ombre dalle istituzioni è la condizione necessaria per iniziarie un percorso che demolisca pezzo per pezzo il meccanimo corruttivo creato ad hoc, afferma Elena Tonnini di Rete. Il rapporto fiduciario nella maggioranza è al capolinea, commenta William Giardi dell'Upr. Il problema non è più se ma quando avverrà la crisi di governo. Per Augusto Michelotti di Sinistra Unita serve un cambio ai massimi vertici. Questa classe politica va sostituita con cittadini che riportino in Aula la normalità. Se non sarà possibile rilanciare l'azione del governo si andrà alle elezioni, interviene Lorella Stefanelli della Dc, ma non prima di aver messo in sicurezza il Paese senza far prevalere tornaconti personali. Dare vita a un governo di emergenza, di scopo – sottolinea - può essere una delle risposte ma non l'unica possibile. Fuori dal coro l'intervento di Massimo Cenci di Noi Sammarinesi. Per lui “questo dibattito è pesantemente condizionato dal principale indagato del conto Mazzini. Giuseppe Roberti getta il mangime e qualcuno becca”. Gli atti che vanta di avere non sono a disposizione del tribunale ma dei politici che sono interessati a saperne di più. “Il principale indagato chiama e incredibilmente qualcuno risponde, guadagna titoli sui giornali, svilisce l'opera del tribunale”, rimarca Cenci. “Il Paese non si merita di essere ingessato da oltre 10 anni dalle varie sfaccettature della questione morale, commenta il capogruppo del Psd. Bisogna fare chiarezza ma con responsabilità verso il Paese, senza pensare agli interessi di bottega”. La risposta, puntualizza, non sono le elezioni di anticipate. Le risposte sono le commissioni di inchiesta già attivate e le indagini della Magistratura. La maggioranza deve fare non solo la verifica ma scelte di campo per completare il cambio di sistema. Il confronto va aperto con tutti e non in modo formale, sottolinea Stefano Macina. Le regole devono diventare patrimonio di tutti. Ai giovani Macina chiede di non farsi scippare la giusta richiesta di cambiare il sistema da chi manovra nel sottobosco. Il mio impegno politico termina con questa legislatura, ripete. “Mi sento a posto con la mia coscienza”, dice rispetto alle dichiarazioni fatte ai magistrati da Mirella Frisoni. “Non avendo altre informazioni per decidere, commenta, ritengono per il momento non opportuno dimettermi dal Consiglio”.
Sonia Tura
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