La questione Riccio-Zechini ha occupato l’Aula per tutta la giornata
E’ stato il segretario agli Interni ad aprire il confronto, ripercorrendo la vicenda. Durissima l’opposizione che parla di vero e proprio scippo del governo nei confronti del Consiglio. L’Esecutivo - accusa la minoranza - si è appropriato di una iniziativa della Commissione Esteri che aveva chiesto una indagine amministrativa e, a lavoro concluso, non consegna la relazione alla commissione ma dice: “ci pensiamo noi a prendere i provvedimenti. Il problema non è chi è colpevole tra Riccio e Zecchini ma il fatto che il governo è andato oltre le su prerogative”. “E su Zechini - rimarca - il governo non ha alcuna competenza, ogni decisione spetta al congresso militare o al Consiglio che lo ha nominato”. Ma soprattutto la minoranza chiede al governo se si rende conto delle inevitabili ripercussioni che la vicenda avrà anche all’esterno della Repubblica. Il Congresso di Stato affida la replica ad una nota e dice che rientra nei compiti del governo valutare i comportamenti posti in essere nell’Amministrazione, soprattutto dopo indagini di natura amministrativa che riguardano alti funzionari dello Stato. E, visti gli esiti, aveva il dovere di esprimere il proprio biasimo. Il governo, prosegue la nota, ha fin da subito comunicato che avrebbe dato tutti gli elementi utili alla Commissione Esteri. Il resto è solo strumentalizzazione e demagogia di bassa lega che mette in cattiva luce le istituzioni della Repubblica e le persone direttamente coinvolte. Bocciata con 28 sì e 23 no la richiesta della maggioranza di inserire in questa sessione parlamentare un apposito comma in seduta segreta. E’ infatti necessaria la maggioranza dei due terzi. L’ordine del giorno dell’opposizione, che chiede al governo di ritirare la lettera di biasimo a Zechini e Riccio, lasciando ogni decisione alla Commissione Affari Esteri verrà votato una volta esaurito l’ordine del giorno parlamentare. Adesso al centro dell’attenzione è la nomina di Renato Clarizia a Presidente di Banca Centrale. Intanto il segretario alle Finanze anticipa il confronto sulla finanziaria ricordando che si cerca di rispondere a una situazione senza precedenti. Il dato di fatto è che, ad oggi, le entrate sono inferiori alla spesa. "Se non vogliamo ridurre i servizi o licenziare le persone - dice - la differenza fra entrate e spese non riusciamo a colmarla. C’è da far ripartire l’economia ma un cambiamento strutturale non porterà effetti immediati. Arriveranno fra un paio d’anni". Prioritaria la riforma tributaria, da fare nei primi mesi dell’anno. Ma anche in questo caso i frutti arriveranno nel 2012. “Nel frattempo - sottolinea - non vogliamo indebitare lo Stato in modo grave. Quindi tagli alle spese ma non allo stato sociale, più sacrifici per i dipendenti pubblici rispetto a quelli del settore privato, mantenere una bassa fiscalità e creare nuove occasioni di lavoro. In sostanza, precisa, l’addizionale del 15% sarà applicata a tutti i contribuenti, ma solo sull’imposta”. Vale a dire che per una famiglia o una persona che ha un reddito lordo di 55mila euro, tolte le passività deducibili, l’imposta netta del 15% è di circa 400 euro. Per le pensioni si tassa del 5% solo la parte eccedente i 2.500 euro. “Tutto questo - ripete Valentini - è un prelievo una tantum per consentire al gettito di rimanere a livelli accettabili e non tagliare i servizi essenziali. Restano le agevolazioni per chi ha veramente bisogno. Ad una famiglia - conclude il segretario alle Finanze - costerebbero molto di più i ticket sanitari, il pagamento dell’istruzione, i tagli all’edilizia sovvenzionata”.
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