I "referendari" al Governo: "Si traducano in legge la preferenza unica e il tetto agli stipendi"

I Comitati Referendari per la preferenza unica e il tetto agli stipendi pubblici, un mese esatto dopo la consultazione che ha visto il successo dei quesiti, premono perchè si traducano i risultati in legge.


Augusto Casali, Erik Casali, Silvia Lazzari ed Epifanio Troina: tutti e quattro, a vario titolo, facevano parte dei comitati referendari su preferenza unica e tetto agli stipendi pubblici e ora, ad un mese dalla consultazione del 15 maggio, invocano l'applicazione dell'esito delle urne. Entrambi i quesiti, come noto, hanno superato il quorum: quello sulla preferenza unica con 8.688 si, quello sul tetto agli stipendi con 10.093.
Considerando quella che definisce una evidente salute precaria del Governo, Augusto Casali, tornato di recente in Consiglio Grande e Generale, sollecita le modifiche di legge affinchè vengano attuate prima che si vada alle elezioni. “Per la preferenza unica, anche agli elettori esteri, basterebbe abrogare l'articolo 12 della legge qualificata numero 1 del 2008 e modificare un articolo – spiega – della legge del 31 gennaio 1996, numero 6. Nulla di complicato, ma ancora non si sta muovendo niente”.
Il termine perentorio per la traduzione in legge degli esiti referendari è sei mesi dal voto, ma anche Erik Casali, chiede la solerte l'applicazione del tetto di 100mila euro agli stipendi pubblici, anche perchè prima entra in vigore, maggiore sarà il risparmio per lo Stato. Fa l'esempio dei vicedirettori di Banca Centrale che – afferma - “percepiscono piu' di 270.000 euro all'anno e quindi oltre 20mila euro al mese”. "Per attuare il volere dei cittadini - conclude - è sufficiente modificare la soglia attuale di legge fissata 150mila euro e abbassarla a 100mila. E' semplicissimo e, volendolo, si fa velocemente ".

l.s.

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