Dopo Umberto lascia anche Renzo. Il figlio di Umberto Bossi, al centro dell’uragano scatenato dalle inchieste sull’uso dei fondi della Lega, si dimette da consigliere regionale della Lombardia. Mentre ora dal Carroccio il fuoco di fila si concentra su Rosy Mauro, che non molla la vicepresidenza del Senato, il “Trota” sostiene di voler “dare l’esempio” con il proprio passo indietro, che dice di fare “con serenità” e senza che nessuno glielo abbia chiesto perché “da un po’ stufo del lavoro in Regione”, rimarca il senatur, il quale però non si sbilancia su eventuali nuove espulsioni. Intanto tutti gli occhi sono puntati sulla manifestazione di martedì a Bergamo per l’”orgoglio leghista”. “Sarà in quella sede che i militanti avranno le loro risposte”, garantisce Maroni, il più papabile alla successione di Bossi. L’ex ministro dell’Interno adesso temerebbe “polpette avvelenate” dal “cerchio magico”
Mentre tutti invocano una riforma dei partiti. Alfano, Bersani e Casini promettono per mercoledì alcune prime norme per il controllo e la trasparenza dei finanziamenti. Dopo un confronto con le altre forze, assicurano i leader di maggioranza, quelle norme potranno essere presto varate dal Parlamento. E intanto resta alto il confronto sul mercato del lavoro. Una riforma che rende il mercato più flessibile ed equo”, afferma dal Medio Oriente Monti che ha parole di encomio per i partiti di maggioranza: “non si parlavano e ora sì, nel segno della responsabilità nazionale”. Mentre Di Pietro accusa il premier di “dire bugie”, Bonanni della Cisl dice “no a modifiche” al testo: per non finire come “la tela di Penelope”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Mentre tutti invocano una riforma dei partiti. Alfano, Bersani e Casini promettono per mercoledì alcune prime norme per il controllo e la trasparenza dei finanziamenti. Dopo un confronto con le altre forze, assicurano i leader di maggioranza, quelle norme potranno essere presto varate dal Parlamento. E intanto resta alto il confronto sul mercato del lavoro. Una riforma che rende il mercato più flessibile ed equo”, afferma dal Medio Oriente Monti che ha parole di encomio per i partiti di maggioranza: “non si parlavano e ora sì, nel segno della responsabilità nazionale”. Mentre Di Pietro accusa il premier di “dire bugie”, Bonanni della Cisl dice “no a modifiche” al testo: per non finire come “la tela di Penelope”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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