Rete. Decreto Turismo: debole, sbrigativo, carente
Ci interessa invece rimarcarne alcune debolezze che contiamo di emendare in fase di ratifica del decreto stesso.
La più eclatante -e a nostro avviso scorretta- è l'indicazione della data del 15 marzo come data ultima per la presentazione di richieste di contributo da parte delle Segreterie di Stato per eventi di privati e associazioni.
Spieghiamo: un privato o un'associazione che vogliano organizzare un evento, possono chiedere un contributo allo Stato. Tale contributo è sempre più vitale per associazioni senza scopo di lucro, dati i continui aumenti di ogni tariffa connessa con la realizzazione di eventi (noleggio attrezzature, permessi, corsi abilitanti per stand ecc).
Bene, con il decreto in questione lo Stato ha stabilito, il 10 marzo scorso, che chi vuole richiedere contributi lo debba fare, per il 2014, entro il 15 marzo, ovvero il sabato della stessa settimana!
Ma come? Senza nemmeno fare una comunicazione ai potenziali interessati?
Così in questo 2014 succederà che ogni contributo delle Segreterie dovrà venir effettuato in deroga al Decreto in questione!
Nel circondario (ma ad onor del vero dal 2015 è giustamente previsto anche a San Marino) i progetti di eventi devono pervenire entro ottobre dell'anno precedente. Questo per dar modo alle amministrazioni di mettere a bilancio le spese per eventi e pianificare la stagione turistica.
Ma per questo primo anno, promulgando il decreto solo il 10 marzo, ragione avrebbe richiesto (e noi lo pretenderemo in Consiglio, in fase di ratifica) che si fosse prevista una scadenza sufficiente a permettere ad ogni potenziale interessato di farvi fronte, sostenendo questa novità con una comunicazione capillare alle tante associazioni sammarinesi e pubblicando sulla stampa i termini e le modalità!
Invece l'unico articolo uscito sulla stampa è del 17 marzo, cioè a termini già scaduti!
Altra carenza è l'obbligo di apertura, per decreto e -accoppiando questo decreto a quello sullo sviluppo, il 165 oramai decaduto ma reiterato attraverso il decreto 29 dell'11 marzo- dietro pagamento dello Stato, per le attività del centro storico.
Come si fa a obbligare un esercente privato a tenere aperto se non ne ha interesse?
La politica non dovrebbe limitare la libertà e l'autonomia di un libero imprenditore, ma dovrebbe creare le condizioni affinché -attirando più turisti tramite buone pianificazioni degli eventi- sia vantaggioso per lo stesso imprenditore tenere la sua attività aperta!
Che senso ha dire: “sei obbligato a tenere il tuo negozio aperto anche se non vendi nulla, ma per ringraziarti è lo stato che ti paga il 10% dei contributi di 3 dipendenti?”.
Perché andrà anche detto alla gente che è lo Stato che sostiene questa operazione di immagine formale!
Insomma, non ci pare proprio -a dispetto di quanto accaduto- che ci siano i requisiti minimi per fare le corse per accaparrarsi la primogenitura di questo decreto sbrigativo e carente.
Comunicato stampa Movimento R.E.T.E. Rinnovamento Equità Trasparenza Ecosostenibilità