Rete, Lazzari e Pedini Amati: nuova interpellanza sulla Banca ai Cinesi

C'erano una volta corruzione e affarismo. E ci sono ancora. A San Marino si continuano a fare affari nel sottobosco della politica. L'accusa arriva da Rete e dai Consiglieri indipendenti Luca Lazzari e Federico Pedini Amati, gli stessi che, con i colleghi dell'opposizione Matteo Zeppa ed Elena Tonnini, firmarono il 18 marzo scorso un'interpellanza sulla nascita di una nuova banca a favore di soggetti cinesi. Ora mettono sul tavolo il quotidiano Informazione, che svela l'acquisizione da parte della polizia giudiziaria di documenti dagli studi dell'avvocato- capogruppo Dc - Luigi Mazza e di Luciano Cardelli, i cui uffici sono a disposizione del figlio Lorenzo. “Avevamo ragione noi”, dicono all'unisono. Lo provano – affermano - le sospette coincidenze temporali fra la famosa interpellanza e la successiva segnalazione di Banca Centrale ad Aif e autorità giudiziaria. Solo un mese dopo, fanno notare, nonostante la trattativa andasse avanti da più di un anno. “Che cosa sarebbe successo – si chiede Ciavatta – se non l'avessimo fatta”? E avanzano il sospetto che sia stato proprio quell'iniziativa politica a fare scattare Banca Centrale. Annunciano un'ulteriore interpellanza e puntano il dito contro il Segretario alle Finanze, reo – dicono Luca Lazzari e Pedini Amati – di aver mentito nella sua risposta. Nel mirino anche un Capogruppo Dc dai tanti ruoli: politico, imprenditore, avvocato. Perché mettersi in affari con chi è stato rinviato a giudizio per riciclaggio proprio con investitori cinesi? Quanto accade – fa presente Erik Casali – non fa bene all'immagine della Repubblica. E non aiuta neppure alla stipula del tanto atteso memorandum d'intesa con Bankitalia. Non manca, poi, una riflessione sul ruolo dell'opposizione.

Monica Fabbri

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