Rete: legge incentivi occupazioni, la crisi la pagano ancora i lavoratori
Un impoverimento assistito del mondo del lavoro subordinato privato, che rincorre i datori di lavoro garantendogli di pagare fino al 50% i lavoratori (con paghe non superiori a 800 euro), obbliga lo Stato a esentare dai versamenti contributivi ogni contratto previsto, e solo in alcuni casi prevede la trasformazione dei contratti in tempo determinato.
RETE ha presentato numerosi emendamenti, pur non condividendo la logica alla base del progetto di legge, ovvero la logica del palliativo: siccome ci sono molti disoccupati, e i datori non assumono, cerchiamo di invogliare i datori all'assunzione facendoli spendere di meno… e chi se ne frega se un trentacinquenne dovrà lavorare al 65% della paga nonostante gli studi, la laurea, le specializzazioni!
La legge si pone sul tracciato delle vecchie misure di contenimento della disoccupazione: non si pone il problema centrale, ovvero dare potere contrattuale ai lavoratori, permettendo loro di dire NO a contratti sottopagati!
Esempio: una neodiplomata in ragioneria, che dovesse sposarsi e avere un figlio a vent'anni, verrebbe inserita in contratti a titolo formativo, dove lavorerà come tutti gli altri ma percepirà uno stipendio estremamente più basso. E chi darà da mangiare al figlio? Chi pagherà il mutuo? Qua si crea la deprecabile categoria dei lavoratori poveri, che sono pur sempre meglio -secondo la logica della rincorsa alla crisi- di disoccupati poveri... ma a differenza di quelli lavoreranno a tempo pieno senza potersi permettere mutui o una vita fuori dalla casa di famiglia!
Altro esempio. Chiedevamo, se più favorevole, di calcolare le percentuali ridotte di stipendio sul salario medio territoriale dei lavoratori industria, che avrebbe garantito stipendi minimi di 950 euro. Il Segretario Belluzzi ha risposto che in tal modo questi contratti non sarebbero stati attrattivi per l'imprenditore, che ora potrà dare stipendi di 800 euro!
Consideriamo sbagliata la continua rincorsa dei desideri delle aziende. Certo, un lavoratore costa, ma il lavoratore ci deve vivere con quei soldi! Non possiamo sperare di favorire lavori da 800 euro al mese! Per sostenere il potere contrattuale dei lavoratori, nei paesi scandinavi (e oramai quasi ovunque, con forme diverse, a parte Italia e Grecia... non a caso) sono garantite forme di reddito anche per chi non lavora. Se prendo 800 euro per stare a casa, e tutti hanno questa garanzia, non accetterò lavori per lo stesso stipendio. A quel punto o il datore ci assume con stipendi decenti, oppure rimane senza manodopera. Nei paesi scandinavi questa garanzia “paracadute” ha anche aumentato l'autoimprenditorialità: posso rischiare di mettermi in proprio anche se non ho nulla, se in caso mi vada male sono coperto!
Inseguire la crisi garantendo competitività sui costi del lavoro, non è la strada che vogliamo intraprendere, ed è più lesiva per i poveracci, che non possono rifiutare alcun contratto non avendo nulla su cui contare! Ed è molto costosa!
Forse un reddito minimo garantito uguale per tutti (per l'ex banchiere -che oggi se va in CIG ci costa un occhio- come per l'ex operaio), sostenuto dalla fiscalità generale, sarebbe già oggi realizzabile. Quanto spendiamo in ammortizzatori, sgravi, sostegni alle imprese?
Si tratterebbe di cambiare prospettiva, dato che la prospettiva (tutta italiana e sammarinese) percorsa fino ad oggi evidenzia ogni giorno il suo fallimento!
Evidentemente chi comanda non è pronto a un cambio di prospettiva.
Crediamo invece che il paese, che spesso è più avanti e più radicale dei governi che si susseguono, lo sia già!
PS. Anche in questo caso la legge discussa in Commissione è sostanzialmente diversa dalla prima lettura. Va riconosciuto al Segretario Belluzzi l'essersi confrontato, e molte modifiche dell'ultimo minuto sono dovute all'esito dei confronti stessi.
Il confronto sui testi di legge lo fanno sostanzialmente lui e Morganti (e anche Matteo Fiorini)... segno che il PSD è più sensibile alla condivisione. E che Felici non è del PSD.
Comunicato stampa Movimento R.E.T.E.