Rete: libera professione: tutti protestano ma il governo non sente!
e universale) verrà stravolto dall'inserimento del ticket sanitario per farmaci e prestazioni (ticket che il Segretario Mussoni camuffa sotto il nome di “contributo”, ma la sostanzia non cambia: rimane un ticket), senza nemmeno la considerazione di un'esenzione per le fasce più deboli. Inoltre, come si può parlare di fabbisogno del personale senza conoscere i dettagli del Piano Sanitario in via
di stesura? L'Authority fa dunque appello al primario diritto della salute. Il disegno si conclude con nuove definizioni di commistione tra pubblico e privato su un modello destinato a creare pazienti di prima e seconda classe, a seconda della capacità di “contribuire” per curarsi. Basterebbe vedere i risultati di questo modello in Lombardia per rendersi conto dei rischi. Eppure ci viene detto che tutto questo è necessario perché il sistema attuale non è più sostenibile economicamente. Bene, allora perché non iniziamo a tagliare, come ci indica anche la spending review, nelle indennità del personale pubblico, corrispondente a 5,5 milioni di euro, cioè il 12% delle spese totali dell'ISS? Questo tipo di tagli, assieme ad un sistema che favorisca l'avanzamento di carriera non più per anzianità ma per merito e competenza, permetterebbe di mantenere alto il livello qualitativo dei servizi, senza far ricadere sui cittadini le colpe di sprechi insostenibili. Ma se questa Legge, che secondo il governo dovrebbe regolare la libera professione, scontenta persino i liberi professionisti privati, chi saranno i beneficiari reali? Vediamo infatti che i beneficiari saranno persone
che godono già di un sicuro e garantito stipendio. Primari, responsabili e vertici ISS guadagnano in media dai 70.000 ai 100.000 euro all’anno (stipendi pubblicati su Libertas anno 2012).
Sono dunque queste le fasce che il governo intende tutelare?
Ringraziamo (sarcasticamente) ancora una volta dunque per la lungimiranza e la capacità di coinvolgere i cittadini e l'opposizione, accusata nell'ultimo Consiglio di far perdere tempo ed annoiare la maggioranza a causa di troppe domande, determinando così l'uscita dall’Aula, come forma di protesta, di 2 Consiglieri di RETE. Vorremmo che il governo capisse che è proprio il mancato confronto in tempi adeguati che genera ulteriori domande. Le stesse domande che si stanno ponendo i veterinari e l'Ordine dei medici, costretti ad esprimere sulla stampa quel dissenso che nasce proprio da un mancato confronto con il governo, e che
legittima appieno la loro richiesta di ritiro della Legge. RETE ribadisce la propria contrarietà a questa maniera unilaterale di procedere, controproducente per lo stesso governo, che sembra essere tuttavia esserne divenuta un marchio di fabbrica. Si è partiti da un fittizio confronto in una Legge di Sviluppo che, dopo essersi rivelata un copia incolla è stata stravolta in Consiglio, con il risultato di essere inattuabile per gli stessi uffici che dovrebbero applicarla. Per non parlare del documento esecutivo sulla Spending Review consegnato in tutta fretta in Consiglio un giorno per l'altro; di una Patrimoniale non condivisa; di una Riforma Tributaria i cui cambiamenti rispetto al primo testo sono
già da settimane nelle mani di sindacati e associazioni di categoria (su ammissione stessa dell'ANIS), perciò appositamente tenuti nascosti all'opposizione! Ma se tutte queste operazioni fossero davvero così essenziali, come più volte ribadito dal governo anche in Aula, per mantenere l'assetto economico del paese, come mai
tutta questa reticenza nel condividerne i documenti? Facciamo dunque appello a quella parte di maggioranza che sappiamo non condividere questo approccio, affinché non se ne renda complice e dia un forte segnale di reale condivisione coi cittadini votando NO al progetto di legge sulle libere professioni mediche, fornendo così l'opportunità di un confronto tra le parti come auspicato dalle più elementari regole della democrazia.
Movimento R.E.T.E.
Rinnovamento Equità Trasparenza Ecosostenibilità
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