Rete: "Licenze alle imprese: il governo dà, il governo toglie (e Belluzzi?)"
– Appena insediato, a febbraio 2009, Arzilli decide che le “attività economiche nel settore della vigilanza privata, effettuata anche attraverso l’uso di tecnologie, e della investigazione privata” devono avere l’ok del governo se vogliono operare.
– Pochi mesi dopo, stessa storia anche per le attività economiche di noleggio senza conducente (Arzilli aggiunge anche quelle CON conducente) e commercializzazione nel settore merceologico dei veicoli, imbarcazioni ed aeromobili.
– Nel 2011 poi, Arzilli vuole che passino al vaglio del Congresso anche le attività economiche di servizio, di carattere non finanziario, per il recupero crediti e addirittura le attività nel settore dei rottami ferrosi.
– Arriviamo al 30 dicembre 2013, e festeggiamo la fine dell’anno con un nuovo decreto in cui Arzilli stabilisce altre tipologie di settori “sensibili” per cui risulta indispensabile il nulla osta: le attività di commercio all’ingrosso di bibite e liquori, pellicce, telefoni e preziosi. In questo caso prevede anche che il nulla osta serva sia per l’avvio di nuove attività che per la modifica delle licenze già esistenti.
– Fino ad arrivare al 30 settembre 2014, data in cui il governo si auto-concede potere di vita e di morte anche sulle “attività economiche connesse all’erogazione di corsi di istruzione e formazione finalizzati al conseguimento di titoli di studio aventi valore legale o propedeutici al loro ottenimento”.
Per questo le dichiarazioni di Arzilli stridono come unghie su una lavagna.
“I settori non liberalizzati sono ormai molto pochi e molto particolari” ha dichiarato in un comunicato. Peccato che tutti i settori sopraccitati – da lui voluti – vadano ad aggiungersi a quelli già previsti dal decreto 116/2007 che elenca ben 14 tipologie di licenze per cui è necessario il nulla osta del governo. E non sono poche: dalle telecomunicazioni all’edilizia, fino a immobiliari, armi, rifiuti ecc. Tutti settori, sarà una coincidenza, per cui San Marino è conosciuto a livello internazionale come protagonista di truffe, raggiri, riciclaggio e affari poco edificanti di vario genere. Questo perché il nulla osta del Congresso di Stato non corrisponde affatto ad una garanzia di affidabilità delle aziende, come ci è stato sempre raccontato. Al contrario, toglie le responsabilità che dovrebbero spettare a dirigenti pubblici (al dirigente dell’ufficio Industria ad esempio, che già si occupa di tutti gli altri tipi di società) per frammentarle in capo a nove Segretari di Stato che cambiano ad ogni tornata elettorale. Con il risultato che poi, queste responsabilità, si volatilizzano e non sono più riconducibili a nessuno. Chi si prende la responsabilità per Finanziaria Infrastrutture dell’ex console Colombelli ad esempio, utilizzata per il passaggio di fatture false? Eppure il Congresso aveva dato il proprio benestare e aveva addirittura nominato Colombelli diplomatico.
Detto questo, saremmo veramente molto contenti se si riuscisse a superare la discrezionalità totale del Congresso di Stato nel rilascio delle licenze, e appoggeremo Arzilli se porterà proposte in questo senso.
Ciò non toglie che continuiamo a non capire che bisogno c’è di dire basta al sistema concessorio dal palco dell’Anis salvo poi emanare, appena due mesi dopo, un decreto che lo amplia.
E forse sarebbe il caso di spiegarlo anche a Iro Belluzzi (PSD), che durante il Consiglio Grande e Generale del 29 settembre scorso ha spensieratamente dichiarato “il potere concessorio è un ricordo del passato”.
Chissà come sarà rimasto male il giorno dopo, quando il governo ha emanato il decreto che estende ulteriormente proprio questo potere! Forse, caro Belluzzi, è ancora troppo presto per sfogliare l’album dei ricordi….
Comunicato stampa Movimento Rete