Rete. Mussoni e Lonfernini: ma voi dove eravate?
Chissà dov’erano Mussoni e Lonfernini quando la Commissione Antimafia del 2012 ha chiamato in causa Stolfi e Podeschi (ancora in carcere) insieme a Gabriele Gatti oltre a tutta una folta schiera di politici tuttora in Consiglio? Quando venivano evidenziati tutti i rapporti tra politica e criminalità organizzata, dov’erano Mussoni e Lonfernini?
Dov’erano quando la relazione antimafia di quest’anno ha rilevato che i rapporti della politica con la criminalità organizzata sono iniziati nei primi anni ’90 o quando è stata denunciata la presenza di 15 clan malavitosi in Repubblica? Dov’erano quando Vallefuoco distribuiva il pane nelle scuole?
Chissà dov’erano Mussoni e Lonfernini quando tutto il paese era in fibrillazione per il conto Mazzini, per il quale sono indagati quasi tutti i rappresentanti del partito Unione Per la Repubblica (tutti ex democristiani) oltre all’ ex tesoriere DC Benedettini? Dov’erano quando la DC, a gennaio 2014, ha eletto presidente Poggiali per poi farlo dimettere dopo poche settimane a causa delle indagini per riciclaggio? E quando il nome di Marco Gatti rimbalzava su tutta la stampa italiana per le le inchieste su Fil Rouge, EVox, Seven Eleven?
E quando i nostri diplomatici sono stati indagati o arrestati, dov’erano loro?
Dov’erano Mussoni e Lonfernini quando, dopo l’approvazione del Consiglio, il governo non ha provveduto a pubblicare i nomi dei beneficiari effettivi delle banche e finanziarie? Dov’erano quando sono state ampliate, per decreto, le tipologie di licenze che il governo può concedere a propria discrezione? Erano al governo, ecco dov’erano.
E dov’era Mussoni quando Claudio Podeschi era Segretario alla Sanità? Al governo con lui!
“Nessuno vuole gettare sospetti sull’esecutivo” ha dichiarato Mussoni. Per forza, anche loro ne fanno parte! Peccato che, da fuori, proprio Mussoni sia una di quelle persone che, con i suoi comportamenti, contribuisce a creare sospetti sull’operato delle istituzioni. Vuoi perché quella telefonata a Valter Lavitola (ora in carcere a Poggioreale) durante il suo semestre reggenziale evidenziava una confidenza e un modo molto poco ortodosso di chiedere un appuntamento con l’allora presidente del Consiglio; vuoi perché proprio non si riesce a mandare giù quel finanziamento/obolo al Meeting di CL (strenuamente difeso da tutta la DC) la cui fondazione è indagata per truffa aggravata; vuoi perché quella campagna referendaria portata avanti dall’alto della Segreteria di Stato ha avuto più ombre che luci….
Noi magari saremo tarati male, ma pensiamo che a Mussoni e Lonfernini faccia gioco agire così. Additare i colleghi da fuori è sicuramente più facile che ammettere le proprie responsabilità che, all’interno del Congresso di Stato, occorre ricordarlo per la milionesima volta SONO COLLEGIALI. Ciò significa che ogni Segretario di Stato è responsabile e quindi risponde anche per l’operato dei propri colleghi (art. 8 della Legge 183/2005). La collegialità, in teoria, dovrebbe garantire la serietà del governo, proprio per il fatto che dovrebbe contribuire alla formazione di governi talmente autorevoli che ogni Segretario di Stato è pronto a rispondere anche per i propri colleghi: per questo i compagni di viaggio devono essere scelti con cura. Per questo la scelta del governo di cui far parte dovrebbe essere ponderata e consapevole.
Ma questa interpretazione di “responsabilità condivisa”, con l’andare degli anni, è stata totalmente snaturata e ha finito per confondersi con collusione e ricatti incrociati, fino a diventare omertà condivisa. Con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.