RETE: riconversione +economia di nicchia + contenimento delle spese + ecosostenibilità
E’ una vera e propria riconversione dell’intero sistema quello di cui ha bisogno la nostra Repubblica, che ha raggiunto un grado di complessità tale per cui modifiche o aggiustamenti non sono più sufficienti.
Una riconversione che deve partire necessariamente da un’analisi dei settori considerati strategici, cioè capaci di sostenersi nel tempo, per evitare un’economia fittizia, fatta di aziende che investono per un paio di anni, approfittando delle sovvenzioni statali, per poi dileguarsi, come successo fino ad oggi.
Oltre a individuare settori futuribili, bisogna individuare ambiti di ricerca, produzione e sviluppo di nicchia, facendo in modo che chi vuole svolgere ricerca e produzione in tali contesti sia obbligato a venire a San Marino.
Certo, innanzitutto si deve semplificare estremamente le norme, facilitando l’apertura e la permanenza delle attività che abbiano un piano industriale serio, in modo che possano facilmente conoscere da subito i tempi e i costi di gestione di un’attività a San Marino e contare su uffici pubblici preparati, in grado di fornire risposte esaustive (e in lingua inglese, se veramente si vuole attirare l’attenzione di investitori esteri!) .
Non è sufficiente la bassa tassazione a favorire l’attrazione di nuovi investimenti, perché il rischio è quello di rimanere perennemente sotto ricatto: non appena un altro paese è in grado di garantire una tassazione ancora minore l’impresa se ne andrà. Occorre puntare sui contenuti, sulla qualità dei servizi. E soprattutto su un’economia di nicchia, su una strategia competitiva che individui nuovi segmenti di mercato e punti su innovazione e tattiche complesse che costituiscano una sorta di barriera per impedire ad altri paesi di replicare la nostra offerta.
Facciamo un esempio: la Commissione Europea ha vietato la commercializzazione di semi non brevettati. In tal modo si obbliga a comprare semi di multinazionali come la Monsanto che produce esclusivamente semi geneticamente modificati e sterili, quindi ogni anno vanno nuovamente comperati (dalla Monsanto naturalmente).
Affrontando questa problematica industriale ed etica, San Marino potrebbe diventare la patria mondiale della preservazione della biodiversità (godendo in tal modo di una pubblicità mondiale che nessun investimento promozionale potrebbe garantire), creando una banca dati delle sementi e lanciando centri di investimento e raccolta fondi a livello mondiale per giungere a brevettare, a proprio nome e sotto la propria tutela, i semi antichi e in via d’estinzione. Questo renderebbe San Marino di nuovo, come in passato, la patria della libertà, creando un’economia con le commissioni sui fondi per brevettare i semi, e un’attrazione turistica fatta di percorsi museali dedicati alle piante da seme antico.
Qualcuno dirà che si tratta di un’idea fantasiosa, in realtà se San Marino non punterà su un’economia di nicchia in questo senso, sviluppando all’interno del Parco Scientifico Tecnologico un tipo di ricerca finalizzato alla realizzazione dei suoi obiettivi, non ci sarà via d’uscita dalla situazione attuale.
San Marino non può competere né sui bassi costi di produzione (l’est del mondo ci surclassa) né sulla ricerca in ambiti scientifici classici (si parla spesso di ricerca farmacologica, ma perché una multinazionale farmaceutica dovrebbe venire a San Marino piuttosto che rimanere in USA, magari nel New Jersey, paradiso fiscale USA?).
Anche in questo caso il Movimento RETE ha proposto non per questioni solamente etiche, ma soprattutto economiche, l’idea di creare centri di ricerca per la farmacia omeopatica o olistica, per la quale non esistono centri di ricerca. Potremmo essere i primi, dunque una nicchia per chi vuole investire in quel mondo. Stesso discorso vale per la ricerca sul trattamento dei rifiuti alternativo all’incenerimento (uno dei grandi dilemmi del mondo contemporaneo), o ancora piani di ricerca sulle tecnologie verdi (auto e parti di auto ad emissioni zero, tecnologie per il risparmio e la produzione energetica ecc.).
A fianco di queste indicazioni, che presentano ripercussioni positive sul nome e l’autorevolezza di San Marino, vanno immediatamente attivate politiche di contenimento estremo dei costi, oltre a riforme strutturali della giustizia che garantiscano a chi viene una tutela legale trasparente, evitando l’impressione (ad oggi giustificata!) che se a San Marino ti metti contro un politico sei già condannato in partenza.
La classe politica uscente non sa fare altro che pensare di risolvere qualsiasi problema istituendo un nuovo ente, una commissione, un ufficio ecc. Quindi prima ancora di limitare le spese questa politica spende soldi nostri!
Noi candidati e attivisti del Movimento RETE proveniamo dall’associazionismo e siamo abituati a creare attività di qualità senza fondi, sappiamo economizzare, e secondo noi i margini per economizzare decine e decine di milioni di Euro nella spesa corrente, senza incidere sullo stato sociale, ci sono eccome.
Solamente negli ultimi due mesi San Marino avrebbe risparmiato, tra raddoppiamento del finanziamento ai partiti, viaggi elettorali all’estero pagati dallo stato, spese abnormi per la tenuta della macchina elettorale, almeno 2 milioni di euro.
È solo un piccolo esempio di quello che saremmo in grado di risparmiare e reindirizzare in ambiti veramente futuribili, di nicchia, che farebbero di San Marino, da una terra grigia tra lecito e illecito, un esempio mondiale di difesa del patrimonio mondiale.
L’UNESCO ringrazierebbe!