Il Movimento Rete torna a denunciare pubblicamente l'esistenza del caporalato nell'Ospedale di Stato, con l'utilizzo di badanti per l'assistenza privata dei pazienti, soprattutto anziani, in un contesto di diffusa illegalità.
9-10 euro all'ora in nero, di cui solo 4 o 5 restano nelle tasche delle badanti abusive mentre il resto va a finire a chi le gestisce e sfrutta. Questo il “Caporalato” che, secondo Rete, prosegue all'Ospedale di Stato nonostante il fenomeno sia già stato denunciato pubblicamente e anche in Tribunale. Il movimento ha ricevuto segnalazioni da famiglie, pazienti e anche dalle stesse badanti che – secondo Grazia Zafferani – “sono imprigionate in un sistema di illegalità”. “Si conoscono i nomi – aggiunge Elena Malpeli – lo sfruttamento, le regalie. Quelle persone non devono più entrare in ospedale. C'è una vera e propria infiltrazione criminale” che si configura anche in concorrenza sleale.
“Lo Stato – dichiara Elena Tonnini – ha il dovere di riprendersi in mano il servizio, anche perché la popolazione anziana, che ne avrà bisogno, aumenta sempre più”. Tonnini, oltre all'illegalità dello sfruttamento del lavoro, evidenzia il mancato introito di centinaia di migliaia di euro di contributi e tasse ed anche l'esercizio di una mansione particolarmente delicata da parte di persone che non hanno le qualifiche per farlo. Marianna Bucci esprime fiducia nella magistratura che sta indagando sul caporalato in Ospedale, ma chi dovrebbe intervenire per sanare la situazione? ”La Politica – dichiara Bucci – deve avere questo obiettivo. Bisogna intervenire a livello territoriale, di comunità e di pubblica amministrazione, per creare, ciascuno per la propria parte, un sistema virtuoso a cui le famiglie possano ricorrere in caso di necessità per i propri cari”.