CONSIGLIO GRANDE E GENERALE

Riforma delle Pensioni e report Fitch nella lente del Consiglio

Nella notte l'Aula si "scalda" sull'ISS: riflettori su dirigenti, liste d'attesa e rapporti in maggioranza

La notte consiliare si anima sulla ratifica del Decreto Delegato su Valorizzazione e Valutazione dei Dirigenti ISS: inevitabilmente i riflettori si accendono sulle criticità della sanità sammarinese, a partire dai tempi di attesa per le visite ordinarie, ben più lunghi di quanto riportato sul sito dell'Istituto, problema sollevato dal capogruppo del PDCS Francesco Mussoni e ripreso dai consiglieri di Libera e RF, con Guerrino Zanotti che segnala attese tre volte più lunghe dell'Area Vasta Emilia Romagna. L'opposizione concorda sulla valutazione dei professionisti sanitari, anzi, ben venga il giudizio su obiettivi e capacità – dice Miriam Farinelli – ma con parametri chiari, oggettivi e trasparenti. E per rispondere alla tanto invocata meritocrazia, “senza ingerenze da parte della politica”. Desta infatti perplessità che sia il Governo a nominare il nucleo di valutazione. Nel mirino anche il Direttore Generale chiamato – dice Matteo Ciacci - per un nuovo ospedale di cui non si sa più nulla. Da qui, la domanda: “Che cosa è venuto a fare Bevere a San Marino? Si continua con manager e consulenti da foro che non hanno a cuore il nostro ospedale”.
Le riserve del PDCS su un Decreto i cui contenuti non sono stati oggetto di adeguato confronto, solleva nell'opposizione la questione politica dei rapporti in maggioranza, con Nicola Renzi che fotografa una situazione in cui Rete e DC cercano di ingoiare i bocconi amari che l'altro mette sul piatto. “Fermatevi un attimo come chiesto da Mussoni”, dicendo no a compromessi per la paura di una crisi di governo o per ripicche sul tema del debito. “Il decreto - ricorda Emanuele Santi – è stato depositato un mese fa. Chi voleva proporre emendamenti aveva tutto il tempo per farlo”. Il Segretario alla Sanità spiega che nuclei di valutazione sono presenti in tutti gli ospedali e il fatto che i suoi membri siano esterni garantisce la terzietà. La valutazione dei medici è già prevista – chiarisce – il Decreto ne dà attuazione. La questione delle liste di attesa rientra inoltre negli obiettivi di budget ed è già oggetto di valutazioni per ridurle. “Io voglio valutare i dirigenti – afferma – c'è qualcuno che invece non vuole”. Poi, all'alleato: “Se c'è qualcuno che vuole difendere i propri appartenenti non è al passo con la storia”. Mussoni rassicura: “Sosterremo il provvedimento perché sosteniamo il governo”. Il Decreto viene quindi ratificato. Si apre, poi, il comma sulla legge previdenziale.

Nell'introdurre la Riforma, Ciavatta parla di “quadro preoccupante”. Il trend dei fondi pensione registra sbilanci annuali progressivi: si è passati dai 173 milioni di uscite nel 2017 a 205 nel 2021, con un aumento annuale medio di 9 milioni. In parallelo si registra un appiattimento delle entrate contributive, su cui la norma interviene. Tra decontribuzioni previste per leggi e mancati versamenti, nel fondo pensioni vengono a mancare annualmente circa 7 milioni di euro. La riforma proposta alza progressivamente le aliquote al 24,5% per i lavoratori subordinati e al 24% per gli autonomi; porta l'anzianità da quota 100 a quota 103; adegua a 66 anni l'età di pensionamento per vecchiaia, con calcolo pensionistico non più su 20 ma su 30 anni. E' la riforma delle riforme, ma Ciacci di Libera giudica la proposta “a corto respiro”, “un palliativo”, “un interventino che sposta in avanti le criticità del sistema, comprando tempo”,  “Si sarebbe potuto osare di più”, gli fa eco Zanotti, "Non interviene neppure sulle problematiche dell'equità– aggiunge Giuseppe Morganti. "Inconcepibile  che ci siano pensioni superlative e altre che mantengono livelli della sussistenza”.  “E' come un sorso d'acqua per un assetato grave”, rincara la dose Andrea Zafferani, rilevando i 66 milioni di disavanzo nel 2022, di cui 50 solo sul fondo per i dipendenti, “un aumento in 5 anni dell'80% del deficit complessivo, malgrado la crescita significativa dei lavoratori, a dimostrazione che stiamo lo stesso sballando i conti”.

Francesco Mussoni parla invece di gradualità non come atto di debolezza ma come scelta strategica, per permettere la sostenibilità dell'intervento, non pesando troppo su aziende e famiglie in un momento difficile della vita del paese, “si parla di dieci euro al mese su uno stipendio di 2000 euro lordi"– traduce in numeri Manuel Ciavatta. Era importante adottare una riforma che non fosse opprimente per la cittadinanza, ribadisce Alberto Spagni Reffi: “Fare oggi una legge definitiva con i numeri che consociamo, significa mandare in pensione a 75 anni con 500 euro al mese. Non è sostenibile”. A fronte del forte disavanzo fra entrate ed uscite, Mirko Dolcini di Domani Motus Liberi invita la politica a concentrarsi su sviluppo economico e aumento del pil. “Pensare di risolvere il problema solo con una Riforma Previdenziale quando le entrate del paese diminuiscono, è come cercare di mantenere acqua in un recipiente bucato, cercando di tapparne i buchi”. Emanuele Santi plaude al cambio di metodo, ricordando che la Riforma viene portata in aula '“dopo 8 mesi di concertazione. Non è scontato”. Ma è proprio sul metodo che attacca Fernando Bindi: “Serviva la Riforma IGR, perché è da lì che discende tutto il resto”. Concorda Maria Luisa Berti, che invoca inoltre una politica rigorosa di controllo sui redditi, assente anche nell'ultima riforma IGR nonostante i continui appelli. Tema caro anche a Gaetano Troina che – al pari dei Berti – invoca una logica premiante per chi è sempre stato in regola e penalizzante nei confronti dei furbetti. “Ci sono categorie che hanno versato pochissimo, per non dire niente”, commenta Denise Bronzetti. “Non sono per uno stato di polizia – chiarisce - ma equità e solidarietà devono guidare la riforma". Sull'equità concorda il Segretario Ciavatta: “Giusto che chi ha eluso sia ostacolato”. Ma sono - spiega - tematiche trasversali alla sua delega. “I colleghi – assicura – ci stanno lavorando per rendere sostenibile l'economia del paese”. 

E poco dopo si parla proprio di economia, con la II variazione del Bilancio di Previsione. “Una legge di assestamento puramente tecnica”, afferma il Segretario alle Finanze, improntata – viste le incertezze globali - su prudenza e cautela, sebbene si evidenzi un sistema in crescita rispetto al 2021. Marco Gatti parla di “ottima resilienza agli shock economici mondiali”. Le principali modifiche – spiega - si riferiscono principalmente ad entrate e uscite tributarie. Riguardo alle entrate delle imposte sulle importazioni, ad esempio, c'è un adeguamento in aumento di 38 milioni. Cresce di 13 milioni anche il capitolo in entrata dell'imposta generale sui redditi. Le uscite per gli stipendi del personale pa scendono invece di 500.000 euro. Il buon livello di liquidità dello Stato abbassa l'ammontare del possibile ricorso a finanziamenti: si passa da 130 milioni ad 80. Poi riferisce sul declassamento di Fitch che, sottolinea, si basa su dati prudenziali della prima variazione di bilancio. L'agenzia di rating riconosce al paese livelli di ricchezza elevati e un settore esportazione resiliente. Le vulnerabilità sono invece legate agli npl nel settore bancario, che pesano sul patrimonio, nonostante il sistema sia tornato a generare utili dopo 11 anni. Tengono poi banco le incertezze legate ai costi del settore energetico. L'opposizione non nasconde i propri timori. “Come pensa di rimborsare – gli chiede Libera - i 340 milioni senza piano di sviluppo? Ritenendo complesso, dopo il declassamento, rinegoziare il debito. Nicola Renzi non nasconde la preoccupazione, "parola che – fa notare – il Segretario alle Finanze ha il dovere di pronunciare. Il nostro paese – avverte – rischia il default”, e chiede al Governo di scorporare il debito e di renderlo leggibile da parte di tutti. Sulla gestione dei crediti dubbi in pancia alle banche, tra le cause del declassamento, interviene Giovanni Zonzini, che incalza Gatti sulla legge sulle cartolarizzazioni. “Banca Centrale, che avrebbe dovuto darne attuazione, che cosa sta facendo? Punto interrogativo miliardario che impone una risposta, e non un eterno temporeggiare come per il memorandum con Bankitalia”. “Il periodo storico richiede coraggio, anche di dire no”, dice Matteo Zeppa, intimorito dalla “continua volontà di cercare i famosi cavalieri bianchi, magari di lingua spagnola. Siamo pronti a tutto e a tutti per piegare la nostra storia. Non mi garba affatto”. In aula buona parte della maggioranza – fanno notare dall'opposizione – è assente. “Il problema del giorno – dicono Renzi e Muratori - è chi sarà il prossimo Capitano Reggente. “Condizione grottesca”, condivide Zeppa, “discutiamo di temi vitali come pensioni e debito. Non è dignitoso né rispettoso”.


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