Riforma lavoro: domani il voto della legge
Segretario di Stato Lonfernini: rinvii a giugno su alcuni nodi cruciali, per non alimentare tensione sociale e trovare soluzioni condivise. Opposizioni fortemente critiche: "Non è una vera riforma. Eccessivo ricorso ai decreti".
Dopo quella sulle pensioni recentemente approvata quella sul lavoro è la seconda riforma che la maggioranza porta, in poche settimane, all'esame del Consiglio ma per le opposizioni non può essere definita una reale riforma poiché su alcuni nodi cruciali – tempo determinato, lavoro interinale, distacchi – tutto è rinviato a successivi decreti delegati. Una scelta, ha chiarito il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini, dettata dalla volontà di non acuire le tensioni sociali e per poter trovare soluzioni condivise con sindacati e datori di lavoro. Tra gli obiettivi del provvedimento, ha spiegato, il riordino delle norme sul lavoro in un solo testo, la semplificazione burocratica, la regolamentazione del lavoro prestato da soci e amministratori delle società, dai pensionati, dai famigliari, dai minori e anche dai 'caregiver'. Prevista inoltre l'apertura al part time per i frontalieri.
Dai banchi di maggioranza, durante il dibattito generale, sostanziale sostegno al testo. Opposizioni nettamente contrarie, soprattutto per l'eccessivo ricorso alla decretazione, per i rinvii sulle questioni fondamentali, per l'eliminazione delle nomine in capo ai partiti nella commissione del lavoro che – sostengono – diventa di assoluto appannaggio del Governo di turno. L'aula, in mattinata, ha anche esaminato in prima lettura la legge di Bilancio. Il Segretario di Stato alle Finanze Gatti ha sottolineato l'equilibrio tra entrate e uscite preannunciando nuovo gettito con la futura riforma dell'Igr. Confermato il “roll over” del debito estero da 340 milioni ed anche quello interno da 50 con la possibilità di ulteriori 60 milioni, come eventuale riserva per far fronte ad eventi imprevisti. Opposizioni molto critiche per la mancanza di una visione verso lo sviluppo ed anche per le ben 18 deleghe a decreti, inserite in un solo articolo, con conseguente svuotamento della funzione legislativa del Consiglio. Testo insoddisfacente, per la mancanza di prospettive di sviluppo, anche secondo alcuni consiglieri di maggioranza che hanno auspicato integrazioni prima dell'approvazione, nella maratona consiliare di fine anno.
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