Riforma pensioni: correttivi e novità tra solleciti e nodi da sciogliere
Il confronto sulle pensioni va avanti, mentre sfuma la possibilità di una prima lettura entro l'anno. Ieri sono state presentate ad associazioni datoriali e sindacati nuove proiezioni. Il testo è stato integrato con novità, a partire dall'età pensionabile: quota 103 terrà conto dei lavoratori precoci, che potranno andare in pensione prima dei 63 anni se dimostreranno di aver più di 40 anni di contributi. Si prevedono anche correttivi sui lavori usuranti, si vuole rendere più sostenibile il riscatto degli anni di laurea mentre, per le donne, si pensa di abbonare un anno di contributi per ogni figlio nato.
Si è parlato anche di Fondiss e del tema dell'invecchiamento e della non autosufficienza: è la parte della riforma che guarda al futuro. Resta il nodo dell'intervento pubblico che – afferma Enzo Merlini della Csdl – deve aumentare. Ieri, accanto a Ciavatta c'erano i tecnici, ma la riforma previdenziale – continua Merlini - va affrontata in sinergia con le altre Segreterie, per capire “cosa il Governo vuole fare delle pensioni rispetto alla finanza pubblica”.
Dal canto suo, Cdls chiede una riforma complessiva. “Non siamo per gli stralci”, manda a dire Gianluca Montanari. Riguardo ai tempi, “va fatta entro il 2022”. Le forze sociali concordano: la sola riforma non basta. “Sposta al 2036, quindi di soli sei anni la dead line per la tenuta dei fondi pensione”, commenta Giorgia Giacomini di Usl, che guarda alla Riforma Fiscale, la “grande assente”. Viene apprezzata l'apertura sul welfare, in attesa di veder tradotte nero su bianco le buone intenzioni. La tutela delle carriere lunghe, come da storica proposta UNAS, viene definita da Pio Ugolini - un “fiore all'occhiello”. Per il resto, “è tutto un punto interrogativo”.
Quello che al momento manca – fa notare - è una quota di intervento fiscale “che vada a lenire il concetto del si paga di più, si lavora di più e si prende di meno. È chiaro – aggiunge - che bisogna privilegiare chi decide di rimanere al lavoro nonostante il raggiungimento dell'età pensionabile”. Da non sottovalutare il fattore tempo. Per Anis la riforma pensioni è prioritaria. Da fare in fretta. Guai, però, “a non tenere conto delle pensioni sociali, di invalidità e di tutte quelle ditte che non versano contributi”, afferma UCS, “così facendo – mette in guardia Francesca Busignani – ogni calcolo è falsato”. E soluzioni che dovessero implicare decrescita sociale, “innescherebbero – avverte - un vortice recessivo per tutto il paese”.
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