Riforma Università: compromesso dell'ultimo minuto per la maggioranza
Sette voti a favore, 1 contrario, 5 astensioni, segno che l'opposizione dice un mezzo sì alla riforma dell'Università. “Stiamo lavorando a questa materia da un anno – commenta il segretario all'Istruzione Giuseppe Morganti – impegnando il gotha del campo accademico e giuridico, quindi sono soddisfatto per come è passata la riforma. Oltretutto – continua – le forze politiche sono state informate passo dopo passo, ed anche sul reclutamento delle docenze è stato accolto un suggerimento dell'opposizione”. Civico 10 in effetti ha detto in Aula di aver apprezzato il confronto, anche se al tempo stesso ha sottolineato alcuni “atteggiamenti della maggioranza”. Atteggiamenti che lo stesso segretario di Stato sintetizza così: “Abbiamo dovuto concordare emendamenti all'ultimo secondo, ma abbiamo risolto bene”. L'emendamento della discordia è quello di Noi Sammarinesi, che ne ha presentato uno simile a quello di Rete, che voleva il bando di concorso pubblico per la nuova figura di direttore generale dell'università. La mediazione trovata prevede il requisito di laurea magistrale in materie economiche e in gestione tecnico-amministrativa. Per Francesca Michelotti, Sinistra Unita, “sarà difficile trovare qualcuno disposto a fare un concorso pubblico per un incarico triennale, laureato da almeno 5 anni, in un titolo di studio di gestione tecnico-amministrativa”. Gian Nicola Berti però, ha ricordato che “durante le riunioni di maggioranza ricevevamo ampie rassicurazioni sulle nostre richieste, poi il testo restava immutato. Quindi siamo stati costretti a presentare l'emendamento: per i posti pubblici – ci ha detto – servono bandi e concorsi per titoli, forse si voleva ricorrere al vecchio sistema delle delibere, ma non va bene. Magari – ha concluso – qualcuno non ha ancora abbandonato del tutto i vecchi vizi”.
F.B.